The Queen - La regina (2006)

Lo so, sto diventando molto British.
Ormai mi manca solo la biografia di Antonio Caprarica e sono a posto per i prossimo 20 anni.
Ma questo passa il convento.
O quanto meno fra suggerimenti altrui, curiosità personali, e aggiungeteci pure che la sera non mi va proprio per niente di sorbirmi un film di due ore, così fù.
E dunque, qualche sere fa, ho visto The Queen - La regina.
Il 1997 è un anno molto intenso per la Gran Bretagna.
Se da un lato l'elezione 
a primo ministro del laburista Tony Blair, lascerà presagire una ventata di innovazione politica per i prossimi anni, dall'altro una grande perdita peserà per sempre sulle spalle degli inglesi e del mondo: la morte di Lady Diana.
La notte del 31 agosto, infatti, l'ex moglie del Principe Carlo, fu vittima di un incidente in auto presso il Pont de l'Alma, insieme al nuovo compagno Dodi Al-Fayed.
La Famiglia Reale viene a conoscenza dell'accaduto nel cuore della notte, mentre si trova nel Castello di Balmoral per le vacanze estive.
Ed è proprio in questa tenuta che la Regina si chiuderà, convinta che sia meglio non intervenire in questa faccenda. 
Bisogna seguire le regole: Diana non era più principessa, Diana non merita un funerale pubblico, Diana non merita un trattamento che si confà ad un componente della Famiglia Reale.
E Lizzy è troppo impegnata con la caccia, con i suoi brunch all'aria aperta, con le sue passeggiate per i boschi, con le sue cups of tea del pomeriggio.
Lizzy è proprio scocciata dall'ennesima "trovata" di Lady D per essere al centro dei riflettori, per farsi notare.
Insomma Lizzy c'ha le palle piene di 'sta qui.
In un quasi one woman show, il film, mostra la durezza di una Regina, nata e cresciuta in un clima fatto di obblighi e doveri e rigori, che si scioglierà di fronte al suo popolo e ai bigliettini lasciati davanti a Buckingham Palace ( e alle insistenze del suo primo ministro) che le chiede di reagire.
Un'altra Lady d'acciaio che si scontrerà contro le sue certezze, e i suoi dubbi, che la porteranno a pentirsi, almeno per il suo popolo, almeno per un'unica volta.
Me lo aspettavo un filo più provocatorio.

Voto 8 -

Uno. Nessuno. Centomila.

Ci sono centomila persone al mondo disposte ad amarci incondizionatamente.
Persone disposte a consolarci, disposte a tirarci su di morale. 
Centomila persone disposte a farci superare le delusioni, disposte a capirci ed ad ascoltarci in ogni istante. 
Persone, che senza alcun compenso in cambio, e quindi non lo strizza cervelli da cui dovrei andare, sono pronte a sopportare i tuoi piagnistei post bocciatura, quando il tuo ragazzo ti lascia, quando litighi con qualcuno...
Un po' come spighe di grano spinte dal vento: tutte unite, non si piegano. 
E dovremmo ringraziare ogni giorno per avere a fianco ognuna di queste centomila persone, queste centomila spighe.
Non sono scontate. 
Nulla è dovuto. 
Non tutti possono vantare la fortuna dell'affetto, del calore, della protezione di queste centomila persone. 
Siano esse miliardi, o solo una. 
Il problema è che, sebbene queste centomila persone, amici, familiari, ci siano sempre vicine,  alla fine, di fronte a certe situazioni, restiamo uno
Se una mano strappasse una singola spiga, non importa quanto vicino potessero essere le altre.
Verrebbe strappata, solo e soltanto quella singola spiga. 
Nessuno di loro può starci accanto in certe situazioni, nessuno può combattere contro i nostri mostri. 
Restiamo unoUno fra tanti. Uno come centomila.
Uno contro l'esame da superare col prof. stronzo.
Uno contro il genitore rompipalle.
Uno contro le spese da affrontare.
Uno contro le malattie da cui guarire.
Uno contro la vita.
Uno contro l'amore.
Uno che ha bisogno dei centomila, ma che non può vivere attraverso di essi.
Non è cinismo, non è ingratitudine, non è arroganza.
È la realtà, impararla ci aiuterà a crescere.

The Iron Lady (2011)

E dunque ieri sera, ho cercato di recuperare terreno nei confronti di quelli che erano i miei buoni propositi di mesi fa.
No, non parlo di diventare bello, ricco e famoso.
E no, nemmeno di trasferirmi in America, sposarmi ed adottare un bambino da una madre ecuadoregna. #magari
Parlo semplicemente di vedere più film. Vecchi e nuovi che siano.
Purtroppo la cinematografia è un mio punto debole.
Forse non l'ho mai spiegato, ma la questione è che io, amante delle serie tv, in cui la vita narrata dei personaggi è decisamente più lunga di un paio di ore, ho sempre un po' di amaro in bocca a lasciar andare i soggetti dei filmche mi hanno intrattenuto, a cui mi sono affezionato, a vedere la loro storia finire, almeno sullo schermo. 
In fondo ho un cuore tenero anche io.
Molto in fondo.
Più in fondo.
Ho detto in fondo, eh che cazzo!
Aggiungeteci inoltre che:
A) dalle mie parti non arrivano tutte le pellicole,
B) se arrivano, a volte durano poco,
C) è uno sbattone farsi mezz'ora di strada per raggiungere l'unico cinema decente della zona.
Dicevo, ieri sera ho visto The Iron Lady.

La pellicola si apre con una Margaret Tatcher, ormai ottantenne e malata di Alzheimer, la quale rivive la sua vita, attraverso i ricordi, in un continuo flashback.
Dalla gioventù durante la guerra quando conobbe il marito Denis, fino agli anni della maturità, epoca in cui si candidò come primo ministro britannico, per finire alla vecchiaia.
Una donna forte, sicura, tenace, caparbia, che, cresciuta in un'epoca in cui gli uomini detenevano la forza sociale e politica, è riuscita a farsi strada da sola, grazie agli insegnamenti del padre droghiere.
Un vaso di ferro, che si scontra contro vasi di terracotta.
Il film ci mostra il volto più umano del personaggio, lasciando un po' da parte la vita storico-politica di questa donna, ma senza saltarne i punti salienti.
L'anziana Margaret non ha rinunciato alla sua forza, alla sua autonomia, pur vivendo una costante lotta fra la ragione e la lucidità di sapere che il marito è ormai morto, e il sentimento ( e la malattia) che le fanno rivivere attimi del suo passato e le mostrano il suo Denis ancora al suo fianco.
Una donna incapace di ammettere i propri errori, pur portando con se un grande dolore.
Benchè sentissi un certo distacco, probabilmente per delle idee politiche di fondo diverse per certi aspetti, mi ha commosso.

Voto 8 e mezzo

Cura i pensieri: diventeranno parole. Cura le tue parole: diventeranno le tue azioni. Cura le tue azioni: diventeranno abitudini. Cura le tue abitudini: diventeranno il tuo carattere e cura il tuo carattere perché diventerà il tuo destino. Diventiamo quello che pensiamo.

A conti fatti....

.... anche se non ci sentiamo e forse non ci sentiremo, non posso perdonarti di aver cancellato tutto come nulla fosse.
Non posso perdonare come hai scordato ogni singolo momento insieme.
Come hai dimenticato il giorno in cui ci siamo conosciuti.
Come hai scordato il giorno in cui mi hai presentato alla tua famiglia.
Le riunioni.
I giri in centro.
I miei ritardi.
Come hai buttato via le attese.
Il giorno in cui abbiamo festeggiato il primo mese con una torta.
Ed abbiamo spento la candelina.
Le paure. Benedette paure.
Il giorno in cui abbiamo comprato e fatto l'albero di natale insieme.
I giorni di pioggia sotto le coperte.
Il solletico sul letto.
I regali.
Quel giorno in montagna quando, al ritorno, mi sono addormentato sulla tua spalla e tu che mi tenevi stretto per non farmi svegliare.
I caffè insieme.
Il cibo cinese che ti ha sporcato i tappetini della macchina. E le infinite nuvole di drago.
Le uscite con gli amici.
Le cene al tavolo in cucina.
Le foto.
Le chiamate interminabili.
I soprannomi improbabili.
La musica.
Le coperte IKEA.
Le delusioni.
Le finte litigate.
I pranzi con tua madre la domenica.
Le lacrime.
Gli abbracci.
Le passeggiate col cane.
La gelosia.
Le notti insieme.
Le confidenze.
Le emozioni.
Il nostro week-end insieme.
I baci.
L'Amore.
Forse, per te, tutto il nostro tempo non è nulla.
Nulla in confronto ad una vita, in confronto ad altre storie.
E forse non leggerai mai queste righe.
Forse, perché forse è ciò che mi hai dato, che mi hai lasciato.
Avevo bisogno di dirlo a qualcuno. O a nessuno.
Ma non mi interessa.
Come a te non è interessato fermarti un secondo di più a riflettere su quanto avevi appena vissuto e su quanto potessi ancora vivere.
Perché tu sei risoluto.
Sei maturo e coscienzioso.
Io invece no.
A conti fatti non posso e non voglio perdonare il modo in cui hai scordato tutto.

Tutto.
E a conti fatti, non capisco.






Ribelle - The Brave

E così ieri sera, in mancanza di attività più avveniristiche, ma soprattutto perché volevo, sono andato a vedere Ribelle - The Brave.


A dirla tutta la compagnia lasciava in parte a desiderare, ma, you know, sono stato invitato, sono stato portato e, grazie alla tessera degli altri, ho pagato di meno.
Quindi non dovrei lamentarmi.
Ma lo faccio.
Battute e simpatia che a confronto Barbara D'Urso sembrava una sofisticata intrattenitrice.
Comunque, il film mi è piaciuto.
Un cartoon adatto a tutti, dai bimbi che guardano la storia con fare sognante, ai più grandicelli che cercano di trovarne significati più profondi.
Lei, Merida, è una principessa destinata a sposare uno dei primogeniti degli altri clan vicini, come accadeva in epoca antica.
Tuttavia, sempre lei, Merida, è una ragazza libera, coraggiosa ed autonoma, ben lontana dalle regole e dai canoni principeschi.
Ma no, non ha niente di lesbo. 
E' ribelle. 
Non ha un capello che stia a posto e non conosce il diffusore.
E non si vuole sposare.
E lei, Merida, come tutte le adolescenti ha problemi di comunicabilità con la madre, la quale invece ha intenzione di seguire le rispettabili tradizioni del regno.
Attraverso varie peripezie, risate, e avventure, Merida, sempre lei, imparerà che le persone non si posso cambiare di punto in bianco, che parlare, chiarirsi, è alla base di tutto.
Imparerà, parlo sempre di Merida, cosa conta davvero nella vita, e quali sono i valori per cui valga la pena combattere. 
E la madre, la Regina Elinor, donna di valori, ma rigida e severa, imparerà che uscire dagli schemi, dalle proprie convinzioni, dalle proprie torri di avorio costruite su non la penso così a profusione, servirà a salvare e a riallacciare un bellissimo rapporto con la figlia.
E basta o vi dico troppo.
Se volete farvi due risate, e passare una serata in dolcezza, è il film adatto.


Voto 7 e mezzo


Misadventures of an Imperfect Pier(ef)fect #2

Certo, perchè la sfiga non ti abbandona.
Ti sta incollata, come una gomma da masticare sotto la suola.
Si appiccica come il costume quando esci dalla mare.
E da fastidio come la mutanda troppo stretta che ti va a finire in mezzo alla chiappa.
Bòn.
Non avrei voluto continuare i post con le mie disavventure, ma probabilmente in una delle mie vite precedenti non dovevo essere una personcina raccomandabile. 
Ed ora raccolgo i cocci di un karma che se potesse si trasformerebbe in un meteorite e mi piomberebbe sulla capoccia.
Dunque visto che la sorte mi prende per il culo mi schernisce, almeno cerco di rendermi utile per tutti gli altri sfigatelli come me.
Era il lontano 10 Luglio, quando ricevetti una raccomandata.
A dire il vero firmò mia sorella, ma era pur sempre indirizzata a me.
Sempre la sorella mi avverte che trattasi di multa. 
Sudori freddi.
Riconducendo tutto a quando, poco tempo prima, avevo probabilmente superato i limiti di velocità, per poi accorgermi dell'auto dei vigili con tanto di autovelox, inizio ad aprire la busta, raccontando l'aneddoto.
-Ma no, sai, capita! 
-Non ci ho fatto proprio caso.
-Ma poi quanto vuoi che sia una multa per eccesso di velocità!?
-Poi gliela pago.
-Ma che caldo fa oggi?!
-Ho la pressione sotto i piedi.
E continuo così per le due ore necessarie all'apertura della busta.
Apro e leggo:
nome e cognome 
data di nascita 
residenza 
Sposto la mia attenzione su data e ora dell'infrazione ma colcavolochemiricordodovefossi. Riguardo alla via, invece, non mi diceva nulla.
Puzza di bruciato.
Continuo a leggere:
modello auto Ҳ
E la puzza di bruciato si fece crisi incendi boschivi.
Il modello non corrispondeva alla mia macchina, benchè la targa fosse esatta.
Perchè si, ho la sfiga di aver avuto la targa sul tagliando dell'assicurazione sbagliata per mesi, mentre sulle multe non sbagliano mai.
Comunque questo già bastava per invalidare la multa.
Leggo meglio e ciccia fuori che secondo loro non avrei pagato il cosino del parcheggio a pagamento.
Leggo ancora meglio e riciccia fuori che l'infrazione è stata compiuta a Milano.
Milano.
Io non ci sono nemmeno mai stato a Milano.
Panico.
Inizio a chiedere in giro come risolvere, visto che la multa era vera come i concorrenti del Grande Fratello.

Mio padre: diamola ai vigili di qui, se la vedono loro.
Io: ti sembrano minimamente in grado di risolvere una cosa simile!?

(ex) ragazzo:ti avranno clonato la targa, va dai carabinieri e fai la denuncia.
Io: ma è la prima volta che mi capita, non mi pare il caso.

Mia madre: boh! Che ha detto tuo padre?!
Io: ciao Mà.

Visto che non se ne veniva a capo, decido di rivolgermi a Santo Google e pregare.
Fra i vari forum e answers gira voce che bastasse chiamare i vigili del comune da cui proviene la multa e spiegare l'accaduto.
Sembra troppo facile, e quindi ci provo.
Ad un numero, nessuno risponde. 
Ad un secondo numero, dopo mezz'ora d'attesa una signorina tanto garbata mi dice che avrebbe archiviato la pratica.
Ovviamente nel frattempo conversava con la collega, dicendo "sono al telefono con un siciliano" e "eh ma tutto il mondo è paese". 
Mezz'ora dopo mi fa sapere che fra due mesi avrei ricevuto la notifica di archiviazione.
Ok.
Mio padre: avresti dovuto mandare un fax con il tuo libretto di circolazione, così in caso, hai la prova che hai comunicato che la multa non è tua.
Amore. Fiducia. Tanta comprensione.
Tre giorni fa, dopo pranzo, trovo sul tavolo una busta aperta - grazie papà- con la notifica di archiviazione della pratica.
Giubilo. Gioia. Approvazione per me stesso.
E questo è quanto.
Sperando che non vi sia successo e che non vi succederà, vi auguro buona serata.

Premio Shawqui

E sulle note di Respect, cantata da Melanie Amaro, perchè ok, Arethona è una grande ma largo ai giovani, vi annuncio che ho vinto un altro premio, il Premio Shawqui Applausi.

Intanto ringrazio Clyo de La vita puzza per aver pensato a me. 
Questa volta, non me ne vogliano gli altri, sono particolarmente felice, perchè le motivazioni alla base del premio mi sono davvero piaciute. 
Quindi un ringraziamento particolare va a chi mi ha omaggiato di cotanto onore. Io, dall'alto della mia poliglottia, so bene che il termine shawqui derivi dall'arabo e significhi "affezionato". 
In sostanza, questo premio è stato ideato per tutti i blogger che hanno rispetto nei confronti dei loro lettori. 
Vi pare che sia tipo da pubblicare canzoni a random? Mai. 
Ora, io lo so che a volte ho la simpatia di Marisa Laurito a dieta, con l'eleganza di Mara Maionchi incazzata. So pure che questo, a conti fatti, è un mio spazio, ed essendo un mio spazio potrei pubblicare canzoni di Valerio Scanu e insultare tutti i fans che verrebbero a commentare. Ma sarebbe infimo. 
Essere rispettosi e ringraziare è alla base della comunicazione democratica e civile. 
E, nel caso di un blog, come ti dimostri rispettoso e ringraziante? 
Prestazioni sessuali? 
Ricariche telefoniche? 
Ricchi premi e cotillon? 
Naaah. 
Basta rispondere ai commenti e ringraziare. 
Perchè tesoro, e mi riferisco a un qualunque tesoro, che lo tieni a fare lo spazio per i commenti, se i commenti non te li fili nemmeno se te li legge tua madre? 
Ecco, appunto. 
Comunque, tutta 'sta menata è per dire che mi fa davvero piacere.Le qualifiche necessarie per ottenere questa onorificenza sono:
  • Rispondere sempre o quasi ai commenti dei followers e non,
    cerco di rispondere sempre a tutti i commenti. L'unico "problema" è che a volte li leggo ma non ho modo o tempo per rispondere. Molte volte dopo aver pubblicato un post, lascio il pc per evitare che il culo mi diventi piatto fare una pausa, per questo rispondo in ritardo, ma finora non credo di aver saltato commenti. 
  • Ringraziare quando riceve un premio,
    per fare un punto della situazione, che ormai non ci sto più con la capoccia:
    Versatile Blogger Award
    Premio Almohada
    I love your blog Award.
    Blog Award Backlog
    One Lovely Blog Award
    più il tag/premio 
     Dimmi 7 cose che non so di te.
    Ogni premio è stata una piccola soddisfazione, quindi grazie, grazie e ancora grazie.
  • Ringraziare una volta ogni tanto i followers,
    ecco, in questo sono stato meno ligio, ma mica posso star li a dire grazie ad ogni commento. Un ringraziamento a tutti coloro che hanno deciso di seguirmi e non, potete trovarlo qui
  • Non abbandonare il proprio blog per secoli senza avvertire chi lo segue, 
    mai fatto. Ultimamente ho scritto meno frequentemente, ma ho avvertito. Cerco di essere attivo con i commenti qui e altrove.
    Non vi libererete molto facilmente di me. *risata diabolica*
Le regole imposte dal premio invece sono:
  • Taggare il blog che ti ha assegnato il premio,
    e ok, de novo, come sopra, La vita puzza di Clyo.
  • Dedicargli un’immagine,
    io non so se l'immagine sia di suo gradimento, ma la immagino un po' così, una donna creativa, piena di idee, colori, fra animali e piante.
magari meno trucco, bon.
  • Inserire una o più immagini che ti rispecchiano in questo momento 
E ok. 
Sono arrivato alla fine. 
Lo so che leggere questo post sarà stato un martirio. 
Un cesareo senza epidurale.
Una notte di sesso con Emilio Fede.
Ma vogliatemi bene e pensate alla fatica per scriverlo. 
Ma quel che sà da fare, sà da fare.
Grazie a tutti. 
Un bacio.
A presto.

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