31 luglio 2013

Mozzintervistami!

Quando ho saputo che Miki Moz  aveva intenzione di creare una serie di interviste sul suo Moz O'Clock, non son riuscito a resistere e mi sono prenotato come ai quizzoni di Gerry Scotti.
E così è arrivato il mio turno e tutto zelante ho accettato.
Se vi va di conoscermi un po' meglio fateci un salto, altrimenti poi mi dice che non ve l'ho detto e me lo ritrovo sotto casa pronto a farmi una crociata. Vi metto il link.
Intanto ringrazio Moz per la possibilità e soprattutto per la scelta delle domande che ho trovato molto ispiranti. 
Io mi son divertito, ma voi fatemi sapere che ve ne pare.
Un bacio!

30 luglio 2013

Nel mondo che vorrei anche il Papa dovrebbe essere gay

Torni dalle vacanze e non hai nemmeno il tempo di disfare la valigia e riguardare le foto, che c'è già una polemica che ti fa prudere la lingua.
Perché, per quanto ti sforzi a capire e supportare la causa LGBT, ci sarà sempre qualcuno che ti darà sui nervi.Il problema è che noi gay ci sentiamo delle dive, vorremmo un mondo tutto arcobaleno che ci osanna e acclama come stars su un red carpet qualsiasi che Beyoncè who?!.
Perché noi non ci accontentiamo di avere chat gay, village gay, tv gay, radio gay, crociere gay, locali gay, saune gay, squadre sportive gay, libri e cinema gay. No.
Noi vogliamo molto di più.
Vogliamo runnare the world su tacco 12.
Vogliamo l'universo ai nostri piedi.
Questa è l'integrazione e l'accettazione che vogliamo.
Vogliamo pure un Papa gay.


"Una bandiera arcobaleno, grazie!"
La polemica di cui sopra nasce dal fatto che Bergoglio, l'attuale papa, si sia espresso durante un'intervista riguardo le tematiche omosessuali.
Alla domanda
[...] Come intende affrontare questa questione [...] della lobby gay?
ha risposto
" [...] Sulla lobby gay si scrive tanto: io non giudico. Non ho trovato carte d'identità di gay in Vaticano, dicono che ce ne sono. Se una persona è di buona volontà, chi sono io per giudicare? Ma credo che si debba distinguere il fatto che sia gay, dal fatto che fa lobby. E grazie di questa domanda"
Come ha reagito la comunità omosessuale a riguardo?
Merda.
Perché ovviamente se non ne parla è per evitare il discorso, se ne parla non dice ciò che noi gay vorremmo sentirci dire.
Ovvero che siamo belli, bravi e tutti ci vogliono bene.

Non importa che tu sia il capo della più grande confessione religiosa al mondo, il Cristianesimo, che da secoli cerca di raschiarci via come gomme da masticare attaccate alle suole delle scarpe.

Devi rivoluzionare secoli di storia, stravolgere menti e mentalità, ribaltare catechesi, Bibbia, tirarti la zappa sui piedi, tralasciare il fatto che tu sia cattolico e urlare al mondo che i gay sono creature meravigliose da amare e rispettare no matter what.

Perché dobbiamo avere l'approvazione di tutti, o tutti sono brutti e cattivi.
E omofobi.
O omofobi interiorizzati, tipo me che sarei tale solo per non essermi unito alla massa.
Io me li sono immaginati lì, intenti a scavare nei meandri del dizionario e del catechismo per trovare i punti in cui la risposta risultasse da condannare, a non dormire la notte pur di poter puntare il dito come davanti all'ennesimo plagio di Lady Gaga.

Mi chiedo, e chiedo a chi è arrivato ad offendere, che ve ne importa di cosa pensa il Papa, anche considerando che molti di voi si reputano atei?
Cosa vi aspettavate da un'autorità ecclesiastica?

E soprattutto di cosa avete paura?

E' un personaggio influente, come ce ne sono molti altri, mantiene e preserva la sua carica e ciò che crede. 
Se lo uno Stato laico si lascia coinvolgere e influenzare da forze esterne, non è colpa del Cattolicesimo, ma dei compromessi che lo stato stesso ha accettato.

Da non credente, mi sembra che le sue dichiarazioni siano educate, corrette per certi versi, perfettamente in linea con ciò che rappresenta.

Mi sembra un piccolo passo in avanti, e se per voi non è abbastanza vi ricordo che il suo emerito predecessore, impugnando le sue Prada, strillò
“i matrimoni gay, un attacco alla pace e alla giustizia"
Aspettate almeno il prossimo Pride prima di indignarvi.



24 luglio 2013

CercamiComeQuandoeDoveVuoi #4

Mi ero ripromesso di essere più costante con questi post sulle chiavi di ricerca.
Me lo avevate pure chiesto.
Ma la mia incostanza ha risposto con una sonora risata e son passati tipo 3 mesi dall'ultima volta che ho condiviso con voi questi gioielli.
Che vuoi che siano tre mesi in confronto all'infinito?
La cosa divertente è che mi scrissero
Il post si scrive praticamente da solo e tu non lasci troppo spazio tra un post e l'altro.
Sì infatti, si è visto.
Comunque basta turpiloqui. Andiamo a scoprire come genti di ogni dove son finiti qui.

  • "anche senza voce" afona
    Ripetita iuvat.
  • alison di pretty little liars non è mortaQuesto è spoiler, non vale.
  • come si chiama il gruppo che canta in 3x13 little prety liars
  • figa celeste
  • friggerebanane
  • wilma goich tette
  • analisi del testo l'amore è un altra cosa
    Mi raccomando le figure retoriche che ti interrogo.
  • asaf avidan etero gay o bisex?
    Ti risponde quello sotto.
  • asaf è gay
    Grazie.
  • blog di un ragazzo gay
    L'hai trovato.
  • cantante noemi scollatura
    Intendevi Pianura Padana?

  • dammi le scarpe seno tele tolgo io
    Solo se poi mi fai anche un massaggio.
  • elettro testicoli
    Non voglio indagare.
  • giochi di bionze
    Famosissimi worldwide. Jay Z ci ha fatto un franchising. Come per tutto del resto.

  • grammy cercano cazzi mostruosi
  • gratis vento alza le gonne signorine
    La versione bon ton ( e gratis) di un maniaco qualsiasi.
  • nicki minaj sotto le parrucche e calva
    Hai controllato?

  • sbiancante anale naturale per gay
    Ormai il bio ha corrotto anche la lobby gay.

  • significato u.u
    Più o meno questo

Mi scuso per la formattazione ma Blogger fa un po' come gli pare in questi casi.
Ma voi, avete spulciato le vostre chiavi? 
Vi siete fatti due risate o state cercando di fuggire dal pianeta per non essere accomunati agli esseri umani?

16 luglio 2013

Aggiornamento #15 ('na roba veloce)

Pier, ma che sei andato a mare ad abbrustolire quelle due chiappette bianche che te ritrovi?
No.
Semplicemente non ho tempo per aggiornare il blog.
Sono impegnato in esami che si susseguono e si inseguono, e che di colpo vengono spostati come palline da ping pong in un campeggio cinese, organizzazioni di partenze a brevissimo, shopping in più o meno saldo, un caldo che metà basta a farti dimenticare che sei composto dal 90 % d'acqua e chi più ne ha, più non ne metta che non c'ho tempo.
Novità a pioggia come stelle nella notte di San Lorenzo.
Ma non per questo vi lascerò da soli.
Eccheculo, eh?!
Aspettatevi foto poche e fatte male, post Aggiornamenti che abbiano più senso di esistere di quello che state leggendo, il ritorno de La Poraccitudine con le notizie più inutili esistenti, le chiavi di ricerca, qualche disavventura per mettervi in guardia da questo mondo e da altri, aspettatevi l'intervista col mitico Moz, aspettatevi forse pure una nuova rubrica.
Insomma aspettatevi e aspettatemi.
Sciao beli, un bashione!!



09 luglio 2013

Anna Karenina (2012)

Prendete un quadro, di quelli in cui le dame indossano abiti pomposi, con la loro pelle diafana, con i loro gesti delicati ed eleganti. 
Dategli vita e immaginate attorno ad esso una storia di amore e sofferenza.
E' questa la suggestione dopo aver visto Anna Karenina di Joe Wright.

Nella fredda e ottocentesca Russia si consuma l'amore fra Anna, madre di Serëža e moglie dell'ufficiale Aleksej Karenin, e il fascinoso Conte Vronskij.
Fra i due scocca, fin dal primo incontro su un treno, la scintilla di un desiderio che inutilmente verrà nascosto sotto una cenere fatta di parole non dette, di sguardi che si cercano, di fughe e ritorni.
Lei, donna dall'indole irruenta e rivoluzionaria, è intrappolata in un matrimonio ormai stantio, freddo, noioso, ma verso cui è devota; in questo contesto, il conte diventerà una torcia per il cuore ormai spento di Anna, la quale tenterà di soffocare per molto tempo il suo istinto.
Non vi riuscirà, a causa anche dei continui corteggiamenti dell'ufficiale Vronskij, che la seguirà fino a San Pietroburgo pur di averla.
Intanto i pettegolezzi iniziano a susseguirsi insistenti, ma sarà poi la stessa Anna a palesare il suo amore per il conte durante una corsa di cavalli.
Karenin tenterà di porre fine alla relazione fedifraga fra i due, impedendo alla moglie di vedere il conte, anche per evitare che la donna possa essere stigmatizzata da una società fallocentrica che la considererebbe disonorata.
Nulla però fermerà la protagonista, ed il frutto di questa disobbedienza sarà una bambina.
Durante il parto però Anna ha delle complicazioni che la porteranno vicina alla morte, situazione che spingerà Aleksej a perdonarla. 
Ma nulla fermerà i due amanti dall'incontrarsi di nuovo e questa volta definitivamente.
L'attesa del divorzio da parte del marito, l'ossessiva gelosia di Anna, l'esclusione della coppia clandestina da parte di una società perbenista, trasformeranno però l'amore, in una follia.
Anna affogherà nel delirio di non avere potuto ottenere l'agognata felicità, di aver perso tutto e compirà il passo più estremo.
Quasi l'intera storia si svolge su un palcoscenico su cui le luci e gli occhi del pubblico sono perennemente puntati. 
Il teatro diventa il perno del film. E come in teatro, la scenografia, viva, in movimento, dai colori saturi, diventa simbolismo. 
Porte che si aprono, si chiudono, sbattono danno inizio e fine alle scene.
Bastano pochi elementi a richiamare alla mente i luoghi, o le emozioni. 
Gli interni di una carrozza nera diventano le soffocanti mura di un matrimonio vuoto;
Campi sconfinati e splendenti rispecchieranno l'amore che su di essi si consuma;
Il blu ottanio che si ripete su ogni singolo muro ci porterà in un fondale marino in cui manca l'aria.
A cornice di queste sequenze vi sono i suoni. Non solo musiche, ma anche rumori quotidiani. 
Dal fruscio degli abiti allo sventolare dei ventagli, dalla falce che taglia l'erba alla pioggia che cade sulle foglie.
Un'opera d'arte che, probabilmente si completa con la lettura del libro a cui è ispirata, ma che, sebbene manchi l'ultima pennellata che dia volume ai caratteri e alla storia dei suoi protagonisti quasi tipizzati, non lascia affamati i sensi dello spettatore.

Voto 8.

05 luglio 2013

Survey del primo giorno d'estate.

Anche se non è più il primo giorno d'estate.
Anche se fra poco piove.
Quando la cara Misantrophia mi ha taggato nel Survey del primo giorno d'estate, mi è quasi presa una sincope.
Non che sia un ingrato, anzi, grazie Mis,
solo che semplicemente ripudio l'estate come Lory del Santo ripudia gli uomini sopra i 30. 
Mischina, non sa che si perde.
Comunque, detto questo, come potrei parlare bene dell'estate, io, che d'estate muoio un po'?
Lo so che suona strano per un siciliano non amare la bella stagione, ma abbiate pazienza.
So che per voi nordici l'estate è una bella invenzione, ma qui in Trinacria è la noia.
Immaginate 3 mesi ( e voglio essere stitico) costanti di cielo terso e sole splendente, che ti sembra di stare in The Sims senza l'espansione Seasons
Alla lunga diventa bello che angosciante.
Senza contare che al sole prendo il colore di una terracotta di Caltagirone, che detesto sudare e la mia pressione arteriosa raggiunge i livelli della borsa dopo la crisi del 1929.
E non possiamo escludere la prova costume, le zanzare e le repliche di Canale 5.
Ma poi pensa che ti ripensa mi è venuta qualcosa in mente.
Quindi adesso sono pronto ad elencarvi le 10 cose che amo della stagione estiva.

  1. L'anguria, il mio frutto preferito EVER. Notoria è la scena di un piccolo e paffuto Pier che da piccolo era solito sbrodolarsi financo le ginocchia con una prelibata fettona di anguria presa a morsi.
  2. Il gelato, anche se vi pare che d'inverno me ne privi?
    No.
    Ma almeno ho la scusa di volermi rinfrescare.
  3. L'acqua del mare, e specifico acqua, perchè della sabbia nel costume, dei bambini urlanti e delle pietre che mi si conficcano nella gabbia toracica poco mi interessa. Ma l'acqua del mare che ti avvolge è una sensazione bellissima.
  4. Le labbra idratate, che d'inverno invece mi si crepano se non esco di casa con uno strato spesso due dita di burrocacao. Piccola eccezione è fatta per il vento serale estivo, che un po' me le screpola ma bòn.
  5. Il letto fresco, che tempo mezz'ora diventa un altoforno, ma che è una goduria appena ci si ficca.
  6. Le giornate più lunghe, che, benchè non mi crei troppi problemi l'oscurità invernale, mi fa sentire quasi produttivo.
  7. Le lucciole.
    Non le squillo sulla tangenziale, gli insetti. Per me restano una magia.
  8. Le canzoni estive. Che d'estate mica puoi ascoltare Alessandra Amoroso.
    No.
    Ti spari una Giuni Russo che fa tanto revival e Christina Aguilera che fa molto poppish. Va bene anche una tamarrata tipo Arianna ft. Pitbull, basta che sia una roba allegra che non ti faccia venir voglia di tagliarti le vene con lo stecchetto del ghiacciolo.
  9. I temporali estivi, che non sono un elemento tipico ma forse per questo sono ancora più belli. Che d'inverno lo sai che se esci di casa devi avere gli stivali in gomma, ma d'estate no. Ti coglie impreparato e non sai come reagire ma ti godrai ogni singola goccia.
  10. L'amore.
    Last but not least. Checchè se ne dica per me l'estate è stata l'inizio di molte storie d'amore. Le più importanti direi. E no, l'inizio dell'estate non ha portato alla loro fine. Che poi non è che d'inverno non mi filo di pezza gli uomini, è solo che mi è successo così.
Contravvengo alle regole e credo che vi taggherò tutti, che l'unione fa la forza e magari mi ricredo sull'estate #speraci. Quindi, se volete, fatemi sapere con un commento, un post, un piccione viaggiatore, una e-mail o una lettera anonima intimidatoria cosa vi piace di questa stagione.
Un bacione.

02 luglio 2013

Pride and Prejudice



Giugno se ne va e con esso la sfilza di Gay Pride che da nord a sud hanno glitterato l'Italia e il mondo tutto.E se vi stesse chiedendo come mai un blog come il mio, chiaramente schierato con la bandiera arcobaleno, non abbia dato segni di presenza o interesse ad una di queste manifestazioni, la risposta è semplice.
Non mi interessa.
In Sicilia, a Palermo, si è tenuto il Pride Nazionale, ma, se non per altre motivazioni, non ci avrei messo piede.
Ma prima di essere accusato di pressappochismo andiamo per gradi.
La mia opinione si discosta un po' da quella che è la media gaia riguardo l'argomento.
In realtà non ho nulla contro il Pride, non la considero una "baracconata" come si sente dire in ogni dove dalle fasce omofobe o presunte tali.
Anche perché, moltissime volte, a boa di struzzo, costumi striminziti, e musica a tutto volume, seguono famiglie e gente comune che appoggia la causa pur non riguardandoli direttamente.

Il Pride vuole commemorare i moti di Stonewall del 1969, momento storico da cui nacque il Movimento di liberazione omosessuale. Un movimento diverso da quello già esistente, chiamato "Movimento degli omofili" che era più morigerato e moderato.
Insomma è come l'arrivo di Lady Gaga dopo anni di Beyoncè
Note storiche citate male a parte, resta l'idea che il Pride volesse rompere i canoni, i tabù che aleggiavano nelle società di qualche decennio fa.
Società chiuse e ancora incapaci di gestire la gay thing.
Allora si pensò di creare un punto di rottura.
Mostriamoci come siamo, andiamo in giro per le strade e facciamo vedere al mondo quanto siamo belli, colorati, magari esagerati, ma insomma, spezziamo le catene del perbenismo.
Idea brillante, se si considera che siamo all'incirca intorno agli anni '70.
Il problema delle società, tuttavia, è che si evolvono. 
A volte in peggio, a volte in meglio, altre a metà.
Così ti capita che quella drag queen che prima vedevi esclusivamente ad una serata a tema e quindi poi alla parata dell'orgoglio LGBT, adesso te la ritrovi alle 5 del pomeriggio su un emittente nazionale, e che quella storia di un amore omosessuale, un tempo taciuta, adesso finisce sulle pagine dei giornali.

Questo vuol dire che siamo arrivati ad un punto di parità fra tutti, indifferentemente dalla loro sessualità?
No, e questo è dimostrato dal fatto che fino all'anno scorso non c'era una legislazione sulle unioni civili e ancora non c'è una legge sull'omofobia.
Quale diventa quindi il senso attuale di un Pride?
Sinceramente non lo so.
Se si guarda all'attivismo, in tutte le sue svariate forme, probabilmente quella della parata in tal modo è forse l'ultima e la meno efficace.
In poche parole i tabù li abbiamo già rotti, frantumati, fracassati e sbriciolati per bene nel corso di anni di Pride, ma ci serve altro.
Il principale problema della nostra civiltà è certamente una profondissima mancanza di cultura.


Mi spiego meglio, anzi vi faccio entrare nella mia cucina all'ora di cena.
Il tg manda il servizio sulla sentenza della Corte Suprema statunitense con cui, in sintesi, sono stati dichiarati stessi diritti fra nozze omo e eterosessuali.
Mio padre e mia madre, gente semplice, di cultura media, di paese ma non retrogradi, non sono d'accordo, parlando di matrimonio cattolico e concordando per una semplice convivenza.
Intervengo io spiegando loro che nessuno vuole sposarsi in chiesa ma si parla di semplici diritti quali assistenza in caso di malattia, adozione e successione post mortem.
Non so se li ho convinti, tuttavia mi è sembrato stessero riflettendo sulle nuove informazioni che gli avevo fornito.
Questo è un esempio di come ancora non sia capillare la diffusione di certe informazioni.
Ma mi chiedo, fossero scorse le immagini di un Pride qualsiasi, come avrei potuto spiegare loro i ragazzotti in slip, se non con la sola "libertà di espressione"?
E soprattutto, in che modo li avrei fatti riflettere positivamente?
Pier ma tu ci stai sottilmente dicendo che si dovrebbe abolire il Pride e marciare tutti impettiti in giacca e cravatta?



No.
Il Gay Pride così composto, però, non risulta più come un momento di rottura degli schemi, ma come una condizione per esibire se stessi con modi più o meno egocentrici, in una società che in fondo non è così aperta.
Tutto lecito, per carità ma possiamo anche salutare gli eventuali vantaggi della parata.
È noto che fra le fila dei marciatori orgogliosi, una buona, larga parte partecipa alla manifestazione per puro spirito ludico, perché si sta insieme, perché si gioca, si vedono bei ragazzi e così via, ma con la giustificazione sempre in tasca che si sta facendo dell'attivismo in favore dei diritti LGBT.
La mia risposta è di nuovo no.
Il Pride a mio avviso risulta, sotto questo punto di vista, un fallimento. Non solo per la sua natura, ma anche per il modo in cui viene recepito dai mass media, per i modi in cui viene manipolato.
È come voler insegnare la grammatica ad un bambino con i testi delle canzoni di Britney Spears.
Nella sua testa si formerà l'idea che articoli determinativi siano Oh La La.
Gli attivisti veri sono altri.
Quelli che si occupano di andare nelle scuole per parlare ai ragazzi, specie di piccole comunità, per sensibilizzarli.
Quelli che creano e partecipano ad associazioni per confrontarsi, raccontare se serve la propria storia, per aprirsi verso gli altri.
Quelli che vogliono aggregazione fra TUTTI i componenti della società, non solo quelli belli alti e giovani. E non solo dei gay.
Quelli che fanno parte dei centri di ascolto.
Quelli che, genitori di omosessuali, decidono di aiutare altri genitori.
Quelli che marciano contro l'ultimo gesto di omofobia, tenendo a mente i precedenti accaduti.
Quelli che si impegnano nelle piazze, nelle strade, sotto i palazzi, creando eventi, distribuendo materiale, manifestando e protestando se serve.
Lo vorrei tanto, ma credo che cantare per strada un All I wanna do is love your body di aguileriana memoria, non mi servirà ad avere i diritti che mi spettano. 




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