Ero un ruscello d'acqua che non aveva la forza di spostare le pietre,
ma che dalle pietre veniva deviato.
Seguendo percorsi sempre sbagliati
e contorti,
inondavo le zone più umide
e non ero abbastanza ad irrigare le arsure.
Il mio scorrere era più lento di quello della vita
di quello delle cose
di quello dei dolori
che affianco ti passavano e non potevo lavare via.
Lento, fermo,
In bilico fra l'essere troppo o troppo poco.
Potevo portare la vita con la mia acqua,
e invece la toglievo con i miei errori.
Soffocavo la terra su cui camminavi,
Io sposo di un letto che non riuscivo a scavare,
e tu abituato a solcare i mari.
Riuscivo però a spegnere i colori,
Vittima delle vittime fatte.
Questo ero.
Godranno gli altri dell' erba fresca
ora cresciuta in siccità.
Io resterò sempre
L'inespressivo grigio che ti ha inghiottito.
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Pier...che emozione! Ho letto una volta, due, tre...davvero rapita dalle tue parole.
RispondiEliminaGrazie per aver condiviso questa poesia che è parte di te senz'altro.
Spero che questo grigiore col tempo possa trovare la sua espressività e non essere più grigio, se possibile.
Ti abbraccio.
Molto bella Pier, anche se quando penso a te, non mi viene in mente né il grigio né qualcuno di inespressivo... :-)
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