E questa recensione è in ritardo.
Non fa una grinza.
Buonasera boys and girls.
Da tempo cercavo questo film vista la tematica, peccato che al multisala delle mie parti è durato il tempo di finire un pacchetto di popcorn, e non arrivai a vederlo.
Da tempo cercavo questo film vista la tematica, peccato che al multisala delle mie parti è durato il tempo di finire un pacchetto di popcorn, e non arrivai a vederlo.
L'attesa e la curiosità avevano quindi fomentato certe aspettative, anche perchè io le recensioni mica le leggo, troppa fatica.
Così, più di due settimane fa - ve l'ho detto che sono in ritardo- ho visto L'amore è imperfetto.
Elena, 35enne, editrice, è una ragazza tendenzialmente irrisolta. Una teen ager rinchiusa nel corpo di una donna emotivamente confusa, in attesa che il principe azzurro la venga a salvare.
In un botta e risposta tra passato e presente, vedremo la protagonista trasformarsi da condannata alla decapitazione, a boia per lo stesso reato.
Siamo nel 2004 quando Elena scoprirà che colui che considerava l'uomo perfetto, in realtà ha una relazione omosessuale parallela, e il suo mondo si sgretolerà. Tuttavia i due saranno legati indissolubilmente.
Ci ritroviamo così nel 2012 e sarà la stessa Elena, questa volta, ad abbandonarsi ad una passione adolescenziale con la giovanissima Adriana, pur tenendo in caldo il maturo Ettore.
Ci ritroviamo così nel 2012 e sarà la stessa Elena, questa volta, ad abbandonarsi ad una passione adolescenziale con la giovanissima Adriana, pur tenendo in caldo il maturo Ettore.
Il film racconta la storia, poco interessante a mio avviso, di una donna insicura, indecisa, paranoica e nevrotica, che non ha imparato dagli errori vissuti, passati e subiti e che ancora non ha la maturità di prendere scelte importanti e definitive per la sua stessa vita. La trama sfiora, nemmeno avesse paura di romperle, tematiche importanti come l'omosessualità ed il coming out, ma le lascia andare nell'esatto momento in cui queste potrebbero dare una svolta alla storia.
Quasi tutti i personaggi vengono decontestualizzati dalla loro stessa esistenza, come se la loro vita fosse solo funzionale al tempo del racconto; alcuni di essi vengono solo abbozzati e altri finiranno in secondo piano lungo la trama.
Insomma, col senno di poi, avrei preferito vedere 92 minuti degli addominali di Giulio Berruti.
Voto 6-