{Recensione Film 🎥🎬}
Ho visto 'Chiara Ferragni: Unposted' e vi dico la mia

Accattoni, opportunisti, arrampicatori sociali, svogliati, incapaci, nullità, sono solo alcuni degli aggettivi rivolti agli influencer, questa massa di più o meno giovani che al giorno d'oggi vivono e lavorano attraverso i social, soprattutto Instagram. Sono forse oggi i personaggi più divisivi: se da un lato c'è chi li odia e non capisce il loro ruolo nel contesto socio-economico, dall'altro c'è uno stuolo di persone che li ama, ovvero i loro follower, che poi siano veri o comprati non importa, perché quel che conta è il numero. Bigger is better.
"Purtroppo" non tutti gli influencer hanno la stessa fortuna, anzi molti annaspano e tentano di proseguire la loro carriera con gruppi di supporto, bot per i like ed il follow, ed altri sotterfugi che nemmeno conosco, ma che contribuiscono ad infossare ancora di più la categoria.
C'è però chi ce l'ha fatta e non solo ne ha fatto un business, ma ha creato un impero a suo nome, ovvero Chiara Ferragni.
22 milioni di follower su Instagram, più o meno gli stessi euro che pare abbia in banca, decine di collaborazioni con grossi brand che la vogliono come modella e testimonial (persino di acqua minerale), copertine, e soprattutto una carriera che da fashion blogger nel 2009 l'ha trasformata in imprenditrice.
Anzi imprenditrice digitale.



Sì, ho creato io la gif, diffidate da chi ci ha messo il proprio logo.
Un caso mediatico e di economia che è si è trasformato in una lezione alla Harvard Business SchoolChiara però non si è accontentata della sua impresa virtuale, diventata decisamente reale nel ruolo di amministratrice delegata della TBS Crew e di Chiara Ferragni Collection, ma ha deciso di espandersi arrivando persino ad un documentario su questi primi trent'anni della sua vita, intitolato appunto Chiara Ferragni: Unposted (2019).



Devo fare due premesse prima di immergermi nel film: la prima è che non seguo Chiara Ferragni sui social, non so molto di lei se non quello che si può leggere tranquillamente in rete, e le uniche foto a cui ho messo forse like sono quelle che mi appaiono nella sezione esplora di Instagram, avendo lei immagino un buon engagement. È indubbio che trovo interessante ed affascinante la sua carriera, i cui numeri sono sempre in crescita al contrario di altri, ma semplicemente abbiamo interessi diversi.
La seconda premessa la rivolgo ai detrattori di chi lavora sul web, degli influencer o creator: fatevene una ragione, queste persone esistono ed hanno un senso, ed è inutile continuare a inneggiare che debbano andare a trovarsi un lavoro. Oltre a non poter escludere la logica comune della domanda-offerta, se non conoscete il marketing e più in generale il business che passa attraverso i social, credo che non viviate nemmeno nel 2019. Il modo in cui le aziende fanno e vogliono pubblicità è cambiato, la comunicazione si è innovata, e non passa più tramite l'immagine patinata, ma viene convertita da una persona reale che racconta, esprime e mostra con delle emozioni, e questo, ripeto, è diventato parte della nostra vita quotidiana con influenze sull'assetto economico, psicologico ed anche biologico di ogni individuo. Perché non penserete mica che sia una mera questione di app sullo smartphone, vero? 
Se siamo arrivati all'università degli influencer proposta dalla facoltà di Scienze della Comunicazione e-Campus, ci sarà un motivo.



Inoltre anche gli influencer sono tassati, e come tutti i lavori, purtroppo, c'è chi evade e chi invece no.
Chiara in questo senso ne è l'esempio perfetto: i social media hanno cambiato il nostro modo di vivere e non rendersene conto o negare l'esistenza delle persone che fanno parte di questi social, è irreale e anacronistico. E la capacità che hanno alcuni di questi influencer di convertire e anche di spostare l'assetto economico di una azienda non è da sottovalutare, sebbene siano in pochi ad ammettere che i loro affari non vanno più così bene perché nessuno sui social parla di loro.
Quindi se da un lato gli influencer (veri) hanno un potere, che si basa anche sui loro seguaci, ma certamente parte da una capacità comunicativa che deve essere apprezzata ed arrivare al pubblico, dall'altro lato non credo facciano male a nessuno, anche perché nessuno è mai venuto a bussarmi alla porta di casa per dirmi che devo seguirli e apprezzarli, ad esempio.
Quello che mi ha spinto a vedere Chiara Ferragni: Unposted è stato proprio cercare di capire come mai stesse ricevendo così tante critiche, specie per essere stato presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, mentre al botteghino si trovava sotto solo a C'era una volta a... Hollywoode quindi gli incassi stessero dando ragione all'imprenditrice digitale.



Ero però conscio di due cose: sapevo di non essere il target esatto del documentario, visto che non sono il suo abituale pubblico a cui si rivolge. Inoltre ho visto il film con la consapevolezza che non ci sarebbero state grandi prove recitative, o dialoghi intriganti.
Chiara Ferragni Unposted parte proprio da dove tutto ha inizio: Chiara bambina filmata da mamma Marina durante i loro viaggi di famiglia e le vacanze con la videocamera amatoriale. Proprio quella passione di documentare momenti di vita quotidiana resterà incollata nella mente di quella ragazzina, che però non si accontenta solo di registrare ciò che le accade, ma vuole condividerlo.
Internet quindi le darà l'opportunità proprio di aprirsi al mondo, e dopo aver passeggiato fra varie piattaforme, arriva finalmente ad Instagram dove sembra abbia trovato la sua naturale estensione ed il punto massimo della carriera di Chiara Ferragni.


Nell'ora e mezza di visione si alternano quindi il passato ed il presente di Chiara, e si intrecciano anche interviste a personaggi più o meno di spicco, ad alcuni suoi follower e ai suoi collaboratori, che commentano ad esempio le difficoltà che una donna incontra nell'affermarsi in maniera autonoma con un proprio business, o i momenti più difficili della vita privata dell'influencer, che spesso hanno toccato anche l'ambito lavorativo. La stessa Chiara si toglie più di un peso sullo stomaco parlando del rapporto con l'ex fidanzato e socio in affari, Riccardo Pozzoli, che l'ha colpita proprio nel suo momento più debole.
Tuttavia ogni ambito raccontato in questo documentario resta estremamente superficiale, nessun aspetto viene poi realmente sviscerato, sia che si parli della vita privata, sia che si tocchino argomenti che potrebbero essere ispiranti per quel pubblico a cui si rivolge.
Chiara ad esempio ha dovuto scontrarsi con il mondo della moda, che anni fa non conosceva affatto la figura dell'influencer ma anzi la scifava, non c'è però un approfondimento su questo aspetto, forse perché superati quegli anni di occhiatacce e porte in faccia, anche lei adesso fa parte dello stesso mondo.


Il problema secondo me di Chiara Ferragni: Unposted è proprio che fornisce pochissimi stimoli di riflessione, limitandosi a portare sul grande schermo, la stessa chiave di lettura che vediamo già sui social, con il modo di esprimersi ed il contenuto che non si discosta da quel che riceviamo in una qualunque sua storia su Instagram. 
Il linguaggio colloquiale, quasi comico quando entra in scena Fedez, è perfetto per il pubblico a cui si rivolge il documentario, ma Chiara Ferragni resta tale, non esce dal suo ruolo o dalla sua personalità online, mostrandosi esattamente come la vediamo tutti i giorni sui social, con gli stessi sorrisi, le stesse lacrime, gli stessi dialoghi. Il risultato è la quasi noia, il non trovare una rottura, una sbavatura, e soprattutto sono grandi assenti anche gli insegnamenti che potrebbe dare chi appunto ce l'ha fatta.
Un pregio però lo trovo a questo Unposted, ovvero che non mi è sembrato un modo per Chiara per tentare di farsi nuovi follower e di convincere qualcuno ad apprezzarla a tutti i costi: nonostante cerchi di vendersi al meglio, io stesso non ho affatto cambiato idea su di lei, ma credo che un progetto simile possa far capire a chi è fuori dal mondo degli influencer che una foto online non è un semplice scatto buttato a caso come faccio io, ma un vero e proprio lavoro più ampio, programmato in dettaglio. 



Resta quindi irrisolta anche la domanda più importante: cosa ha reso quella ragazza di Cremona la business woman a livello mondiale che conosciamo? Qual è il segreto e come può essere applicato in scala più ampia? Questa secondo me era la domanda a cui bisognava rispondere, ma Chiara Ferragni Unposted non riesce nemmeno a fare un po' di luce sulla questione.
Vi dicevo che le riflessioni secondo me sono pochissime e non vengono dalla protagonista, ma da altri personaggi, come ad esempio il capo redattore di Vanity Fair Simone Marchetti, che quantomeno spende due parole sulla necessità di regole per i social, e su come la società abbia spostato l'attenzione dall'essenza all'apparenza. Inoltre ci fa riflettere su come Chiara sia naturale sui social, come sappia parlare una lingua che è in costante mutamento, ovvero quella della contemporaneità. 
Il filmmaker Francesco Vezzoli chiarisce meglio questo aspetto: Chiara Ferragni porta avanti un personaggio determinato che vive in una sorta di equilibrio in cui, se da un lato racconta ogni singolo aspetto della sua vita, la sua verità fra alti e bassi, che la rendono comunissima ed empatizzabile, dall'altro c'è sempre quel mistero che ti spinge a volere di più



Resta quindi un applauso al talento e all'intelligenza di Chiara per aver fatto suo il mezzo e, dopo averlo digerito e riprogrammato, aver messo al mondo una creatura tutta sua che l'ha portata al successo da sola, e persino senza una laurea.
Quel che invece è rimasto a me di Chiara Ferragni: Unposted è il tentativo forse di tastare un nuovo terreno su cui forse un giorno aprirsi maggiormente, dando allo stesso tempo ai fan altre briciole di questa fetta di vita. Restano affamati coloro che speravano di scoprire le ragioni di più profonde di un successo senza pari. Chi si indigna e scandalizza per questo documentario dovrà invece trovare pace perché credo che abbia una visione della realtà, del web e della comunicazione ormai non più coerente con il mondo che ci circonda: l'arte, la cultura, la cinematografia non viene intaccata dalla presenza di un film su Chiara Ferragni, piuttosto dalla incapacità di fare altri film convincenti.


Genere: documentario, biografico
Durata: 85 minuti
Regia: Elisa Amoruso
Uscita in Italia: 17,18 e 19 settembre 2019
Paese di produzione: Italia
Voto 5.5




30 commenti:

E tu cosa ne pensi?

Info Privacy

  1. Tesoro secondo me lei ha avuto culo di conoscere Riccardo Pozzoli che ha messo su tutta l'azienda.
    Non dico che lei non sia capace in quello che fa, anche solo avere il coraggio di postare mille foto vestita da scema denota carattere, dico solo che come c'era lei ce ne erano tante... e insomma, ci vuole fortuna pure a trovare le persone giuste che ti aiutano in quello che vuoi fare!
    Se non mi sbaglio, tra l'altro, il progetto del suo vecchio blog-azienda era proprio materia della tesi di laurea dell'ottimo Pozzoli...insomma, gatta ci ha sempre covato!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Dici insomma che ha imparato l'arte e l'ha messa da parte? Credo anche io che una buona dose di fortuna, tempismo e anche tenacia sia importante.

      Elimina
  2. E secondo te la Ferragni svela al mondo il segreto del suo successo, in modo che tutti possano imitarla e in caso di riuscita, addirittura, oscurarla?
    Assolutamente no.
    È come quando incontri una vecchia amica dopo vent'anni e noti che è rimasta asciutta come un'acciuga, nonostante i sette figli.
    Quindi le chiedi quale sia il suo segreto di bellezza e lei risponde che mangia tanto e di gusto, ma che non dimentica di fare mezz'ora di passeggiata al giorno.
    In realtà, invece, é a dieta ferrea e pratica almeno due ore di sport ogni mattina.
    Ho reso l'idea?

    Comunque non guarderei mai questo documentario e darei una badilata nei denti a chi ha coniato il termine influencer, creando questa catena infinita di inetti emulatori.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì hai reso l'idea ma no, non mi aspettavo nulla, specie un approfondimento in dettaglio e didascalico di ciò che ha fatto in 10 anni in rete, ma se fai un film dovrebbe esserci comunque qualcosa di nuovo e non la stessa sostanza di sempre.

      Io sono sinceramente indifferente al termine influencer, non lo trovo così orrendo come molti dicono, per quanto so che ormai ha una accezione negativa, ma a voler essere negativi non è più grave pensare che ci sia qualcuno che si faccia influenzare senza ragionare?

      Elimina
  3. Non sono molto esperta della Ferragni, nemmeno io come te la seguo. Al contrario seguo la sorella Valentina che nonostante molti (anche mie amiche) non la reggano, a me non dispiace.
    Il film o documentario come lo vogliamo chiamare non sarei mai andata a vederlo al cinema, però nonostante le critiche credo che cercherò di dargli una chance cercandolo online, non tanto per dire oh mio Dio che figo sto documentario ma principalmente per curiosità.
    Su di lei non è che abbia chissà che opinione, sono abbastanza indifferente. Quello che ha creato da zero è indiscutibile, e sì l'avra fatto anche da sola -più o meno- però ha avuto gli aiuti giusti al momento giusto. Non so se Chiara dovesse iniziare oggi se avrebbe tutti il seguito e successo che sta avendo ora.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Arriverà su Amazon Prime Video se ti può interessare :)
      Il suo tempismo sicuramente è stato uno degli elementi a suo favore, ma bisogna anche dire che capire al momento giusto che qualcosa può funzionare, può piacere e può attecchire è un talento e si chiama trend setting

      Elimina
  4. Sento parlare di lei continuamente, ogni santo giorno, come se ormai non si potesse più fare o dire niente senza citare il suo nome.
    Dunque è una persona che ce l'ha fatta, che dal niente ha creato un impero e che è ormai sulla bocca di tutti.
    Io il documentario non lo guarderò, più che altro perché non sono interessata al fenomeno. Non che mi sia antipatica o altro, mi è solo indifferente.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Se ne sentissi parlare ogni giorno credo che la odierei, altro che indifferente XD
      Un bacio!

      Elimina
  5. Prima di Pozzoli (che infatti è colui che ha realmente e materialmente tenuto la lezione ad Harward mentre lei gli stava di fianco sorridente con una barbie in mano) lei era Diavoletta87 su un noto sito di foto svestite ed esibizioniste dell'epoca, sarebbe bello se fosse sincera anche su questo apetto invece di continuare a negarlo anche perchè online si trova tutto anche quando cerchi di cancellarlo, è stato lui la mente geniale che ha creato il personaggio e il progetto di business e meriterebbe più credito tra il pubblico (perchè gli addetti ai lavori invece ne sono perfettamente consapevoli). I social hanno cambiato ben poco la mia vita e gli influencer hanno spesso l'effetto opposto su di me, più spingono qualcosa meno mi viene voglia di acquistare quindi faccio davvero fatica a comprenderne il successo :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Anonimo! Mi sento di spezzare una lancia in favore della Ferragni in quel senso: facessi un film sulla tua vita, parleresti anche delle cose più stupide fatte a 18/19 anni? Io sinceramente no, a meno che non siano errori che mi abbiano insegnato qualcosa di particolare. È vero che ne nascerebbe una discussione interessante anche per i giovani d'oggi che usano i social inconsapevolmente, e come può diventare appunto un marchio che ti porti a vita.
      Su Pozzoli credo che nessuno abbia negato la sua posizione, nel documentario si nomina però per altro.
      Per quanto riguarda gli influencer credo sia un po' difficile che la tua vita non sia toccata da loro, pensa anche solo il fatto che sei qui, su un social, a parlare di una influencer. Ma anche nella vita di tutti i giorni, magari fra gli scaffali ti trovi una cosa al posto di un altra proprio perché gli influencer ne hanno parlato.

      Elimina
  6. Ok, capito che genere di opera è: è come quando compri un libro/saggio che però non ti svela niente, dicendo cose superficiali.
    Beh, forse come dici tu, è un primo tentativo. Magari arriverà il sequel con Chiara Ferragni Private, per dire.
    Nemmeno io la seguo, ma si sa bene che dietro di lei c'è un mondo. Di soldi (di famiglia) e imprenditori.
    Lei ce l'ha fatta perché volevano che ce la facesse. Ma fa bene a essere un simbolo, anche se non si sa di cosa (perché dovrei seguirla?Boh!)
    In ogni caso, il fatto che le scene del passato siano realizzate con vecchie registrazioni private recuperate, la dice lunga proprio sullo status della famiglia Ferragni in sé :)

    Moz-

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Secondo me sì, anzi gli hai dato un ottimo titolo che se te lo rubano guarda gli facciamo causa, fai uno screen al commento :D
      Chiara è un simbolo del fashion, della moda, del lusso anche e di bellezza, tutti argomenti che non ci riguardano, ma lei alla fine è simbolo di se stessa. Dici Chiara Ferragni e non pensi "ah l'attrice? la modella?", ma pensi a lei. Che poi è quello che facciamo noi se ci pensi.
      Sullo status della sua famiglia ho letto una riflessione interessante ovvero che non tutti sono stati in grado di elevarsi, crescere (aka avere più soldi) e creare un business, molti (Elkan ad esempio) hanno distrutto quello status magari con debiti ed uno stile di vita poco entusiasmante.... riflettiamo.

      Elimina
    2. Vero quel che dici, ma è altrettanto vero che parti con una solida base per poterlo fare, l'influencer.
      Io, tu, che non abbiamo questa opportunità economica, dobbiamo essere davvero più VALIDI della Ferragni per poter sfondare...

      Moz-

      Elimina
    3. Non sono comunque del tutto d'accordo. Tanti hanno iniziato con nulla, vedi ad esempio Clio Make up che nominava sotto Ilaria: nel 2018 la sua azienda ha fatto 6 milioni di euro e non aveva nulla all'inizio. Eppure si può fare un business da nulla, e credo che la base di partenza non possa essere tutto.

      Elimina
  7. Mi ricordo di aver conosciuto la Ferragni anni fa, in una sezione del forum del sito Le Malvestite (che tempi!), quando veniva spernacchiata per le foto e nessuno si sarebbe immaginato che da quelle immagini avrebbe creato un'azienda. A me non sta particolarmente simpatica e non la seguo, però credo che le vada riconosciuto il merito di aver individuato un mercato che poteva essere sfruttato, sia pure con tutti gli aiuti che sicuramente avrà avuto. Secondo me è un discorso analogo a quello che si potrebbe fare con Clio, con la differenza che la Ferragni ha compreso che poteva ottenere fama e denaro senza fare altro che mostrare la sua vita (lo fa in modo pensato e studiato, ma non fa altro). Ma se le persone scelgono di seguirla, lei non fa niente di male. Forse dovremmo chiederci perché moltissime ragazze e ragazzi hanno come idoli la Ferragni o i concorrenti dei reality show, ma questo è un altro discorso :-D

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Dai che ricordi :D
      Il paragone con Clio è veramente perfetto.
      Il calo di valori e della scelta degli idoli è un problema vero, e credo molto più ampio, ma credo che dipenda da altri fattori, d'altronde alla mia generazione ad esempio ci dicevano di spegnere la tv, dovrebbero far lo stesso con i cellulari.

      Elimina
  8. Risposte
    1. Mi sembra un pregiudizio inutile, son sicuro che hai visto di peggio 😅

      Elimina
  9. Probabilmente non lo vedrò, non mi interessa, ma a me lei sta molto simpatica. Bella, fotogenica, intelligente o meglio, furba. Poco male se faccio parte dei laureati senza lavoro né prospettive future. Non è Chiara Ferragni la mia nemica, così come avevo detto per il libro della De Lellis: rosicare non mi aprirà le porte del lavoro per contrappasso, e dovrebbero capirlo tutti gli italiani. Vivrebbero meglio. Invece sono sostanzialmente invidiosi, sabotano questo e poi vanno a vedere Zalone con tutta la famiglia. Probabilmente sono uscito fuori traccia, abbi pazienza. Grazie per il tuo post, comunque oggettivo e senza pregiudizi (insomma, una recensione rara).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non sei uscito fuori traccia per nulla, hai colto quel che volevo dire: del documentario me ne importa praticamente zero, era solo una curiosità a cui ho potuto dedicare del tempo. Chi se la prende con gli influencer ha proprio sbagliato colpevole.
      Grazie!

      Elimina
  10. Non sapevo l’avessi visto 😂
    Credo che quando uscirà su Amazon lo vedrò, fosse solo per il gran parlare, l’enorme pregiudizio (come molti dei commenti che ho letto qui sotto). Odio le cose dette per partito preso, se non hai visto non sai e quindi stai parlando del nulla. Ammetto che mi fa anche molto sorridere volerla denigrare a tutti i costi con... il merito non è suo ma di tizio. Si nega anche l’evidenza pur di parlar male di qualcuno.
    Vabbè sai che non seguo granché la Ferragni ma è indubbio sia un fenomeno mondiale e quindi si appena potrò vedrò questo tanto disprezzato docufilm 😄

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Come ti ho detto, ormai è troppo collaudata per essere un fenomeno che ha avuto la spinta. A volte è facile partire, ma restare a galla non è proprio semplice!
      (l'ho visto proprio a tempo perso, ché non sapevo che vedere 😅)

      Elimina
  11. Non ho (ancora) visto il film, ma ti faccio 92 minuti di applausi per ciò che hai scritto sull'Influencer Marketing! Da social media manager che si occupa anche di questo, penso sia importantissimo diffondere questo concetto e mi sa che farò anche un post sulla mia pagina Fb citando le tue parole (e ovviamente taggandoti) perché è un pensiero che BISOGNA divulgare!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ti ringrazio per aver condiviso il mio pensiero, purtroppo siamo ancora molto indietro nella percezione di questo mondo, che alla fine ha un potere e non rendersene conto è solo una presa di posizione senza logica.

      Elimina
  12. Buonasera Pier! Poco a poco sto cercando di recuperare le varie letture 😁
    Io non capisco perché ci sia tutto questo odio nei confronti della figura dell'influencer (a volte ci finiamo di mezzo anche noi blogger, ma va beh). Che poi la cosa che io davvero non capisco è che tutti odiano e invidiano gli influencer, ma poi tutti quelli che stanno sui social, ne seguono almeno uno... Se non ci fossero migliaia/milioni di persone disposte a seguire l'influencer di turno, quasi sicuramente quell'influencer non ci sarebbe. Non so se mi spiego...
    Tornando alla Ferragni non la seguo, perché si occupa di un mondo che non mi appartiene e che vedo lontano da me. Tuttavia, pur non seguendola, mi è capitato di vedere qualche suo video in home e mi fa anche un po' simpatia. Dal film non mi sarei mai aspettata che approfondissero la questione del come ha raggiunto il successo. Se lo piazzeranno su prime, potrei dargli una chance!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao :D Allora mi sa che ne hai da recuperare! Buon lavoro :D E grazie per passare sempre 💝
      Purtroppo è vero, ci finiamo anche noi di mezzo. E ti dirò di più: c'è chi trova più sano accaparrarsi follower senza però eventualmente fare dell adv. Qual è la logica? Non si capisce. L'ego senza business a quanto pare però va bene 😅
      Penso che arrivi il prossimo anno su Prime, ma non sono certo :)

      Elimina
    2. Ma va è sempre un piacere leggerti!
      Ma probabilmente è solo perché si pensa che magari uno/a è più onesto/a se non fa ADV. Ma io sono certa che non sia così, perché c'è gente che si venderebbe la mamma pur di essere contattata qualche azienda e ricevere anche solo qualche prodotto ogni tanto. Ovviamente non sono tutti così eh, ma devo dire che ho beccato gente che fa delle leccatine a dei brand ad ogni loro nuova uscita solo per farsi notare. Ho visto persino gente che si trucca sempre e solo con certi colori, acquistarne degli altri totalmente diversi, solo perché di quel brand... Eh già! Però, ovviamente fin quando non fanno ADV o non ricevono nulla sono tutti sinceri XD (ok, la smetto con il sarcasmo XD )

      Elimina
  13. Ho appena finito di vederlo. Non entro in merito alla questione influencer o meglio gli influencer esistono perché esiste una larga fetta di pubblico che si fa appunto...influenzare quindi perché non cavalcare l'onda? A me sto documentario ha lasciato un grande senso di smarrimento. Chiara mi sembra smarrita. Quando parla, quando si muove, quando piange o ride, l'emozione non arriva mai agli occhi che rimangono sempre vigili come se chiuderli, anche solo per un secondo, vorrebbe dire perdere il controllo. In un passaggio dice che di voler essere sempre la migliore versione di Chiara. Eppure, ogni tanto non essere all'altezza di se stessi è semplicemente liberatorio. Insomma, per fartela breve altrimenti diventa un pippone, lei è una macchina da guerra e come tale va avanti, anche in un matrimonio che a volte sembra più un'azienda (milionaria) a conduzione familiare. Poteva essere tanto sto docufilm, pensavo fosse amore invece era un calesse, pardon l'ulteriore quanto inutile celebrazione. Sai che le mie figlie mi hanno detto che sta perdendo followers che vanno dritti dritti tra le braccia di un'altra influencer, una certa Camihawke? Mo' vado a indagare, anzi no ora vado a cenare...che è meglio. Baci tesoro!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Monica! Intanto i tuoi commenti non sono dei pipponi, è che l'argomento si apre a riflessioni ampie e a volte complicate. Quella apparenza un po' "meccanica" dell Ferragni l'ho notata anche io, ma è un po'il suo atteggiamento anche su Instagram, per questo il docufilm a me sembra solo un prolungamento di quello che fa di solito... Credo a questo punto che il suo atteggiamento sia proprio il suo carattere, perché pure io credo che un attimo di arrendevolezza a volte è solo spontaneo e naturale.
      Conosco Camihawke perché la nomina di tanto in tanto una mia amica, e devo dire che l'ho "studiata" un po', e non credo possa essere la "nuova" Chiara Ferragni, sai? Credo che già ora hanno un pubblico diverso, quello della Ferragni ha un respiro più internazionale e rivolto alla moda, quello di Camihawke più all'intrattenimento, alla simpatia....
      Baci :D

      Elimina

Vi sono piaciuti