|Beauty Cues #WeeklyMask|
Ho usato queste maschere per 6 giorni, e vi racconto cosa è successo alla mia pelle 😱

Al contrario di quanto possa sembrare, nonostante ami fare maschere viso e trattamenti di ogni tipo, sono molto attento a non esagerare, avendo comunque sempre una routine più che completa che seguo con costanza. Sono conscio che le maschere viso difficilmente compiono il miracolo sulla pelle in una sola applicazione, ma con costanza almeno un paio di volte a settimana, apportano un'ulteriore beneficio, un extra che la skin care quotidiana non riesce sempre a dare.
Sono, a mio avviso, di questa logica i coreani, che con i loro 7 o 10 step per la cura della pelle tendono a dare moltissimo alla cute, in layer sottili e facilmente assorbibili, ed è un concetto che in linea generale mi piace e condivido.
Di base non ho mai avuto tempo né intenzione di star lì ad aggiungere altri step al mio regime, avendone già diversi di mio. Ho però deciso di fare un esperimento: tutte le sere per sei giorni consecutivi ho usato una maschera in tessuto, con l'intento di capire cosa avrebbe apportato di più alla mia pelle.
Ho scelto a tal proposito un kit che mi sembrava nato per il mio esperimento: il Daily Harvest Squeeze Special Mask Set di MUSTUS.



Si tratta ovviamente di un brand coreano, prodotto dalla Costory ovvero azienda che produce Papa Recipe, che punta tutto sulla naturalità degli estratti che inserisce fra gli ingredienti delle sheet mask, letteralmente quelli di frutti e ortaggi.
MUSTUS era disponibile da Sephora, ma attualmente non lo vedo nello store online, non so invece nei negozi fisici. Io però avevo preso lo Special Mask Set durante una vendita periodica di cosmetici coreani  su Veepee.it (qui avevo raccontato la mia esperienza col sito) ad un prezzo così piccolo che mi sarei preso a sberle se le avessi lasciate lì.
L'azienda ha inserito all'interno di queste sei maschere tutti estratti vegetali diversi ma ci sono alcuni ingredienti ricorrenti come la glicerina, che idrata, l'estratto di té verde antiossidante, la goldthread Coptis chinensis, o radice canker che dovrebbe essere anch'essa antiossidante e anti infiammatoria, e si ripetono in tutte anche l'estratto di zenzero e di liquirizia.



Noi gente pratica uniamo l'utile al dilettevole, per cui oltre a farvi sapere quali sono state le reazioni della mia pelle dopo praticamente una settimana intera di maschere in tessuto, vi racconterò anche le mie opinioni sulle singole sheet mask Mustus.
Per tutte queste maschere è stato utilizzato lo stesso materiale, il tencel, ed hanno tutte la stessa dimensione e forma; il tessuto molto sottile, aderisce benissimo alla pelle, e, sebbene avrei preferito fossero leggermente più grandi specie dove gli occhi, sono comunque molto comode, e con un paio di tagli riesco a renderle perfette.
Anche il tempo di posa che MUSTUS suggerisce per queste maschere è uguale per tutte: 10/20 minuti, tempi che ho sistematicamente superato visto che tutte le maschere sono molto intrise di siero, ma nessuna mi ha fatto pasticci in giro.

Mustus Daily Harvest Squeeze Fresh Up Mask
Relaxing/Moiusturizing



Ho iniziato il mio esperimento con queste maschere coreane Mustus il 16 dicembre, un lunedì in cui sentivo il bisogno di tanta idratazione, anche perché durante il giorno avevo scordato di mettere la crema viso (lo so è ridicolo), e quindi la sera sentivo la pelle un po' tirante e bisognosa.
Quando ho tirato fuori la Fresh Up Mask dalla bustina avevo paura sarebbe stata glaciale perché il siero mi sembrava davvero freddissimo mentre la dispiegavo. Per fortuna così non è stato una volta che l'ho messa sul viso e la posa è stata piacevole e non troppo fastidiosa per questa stagione fredda.
Fra le maschere Daily Harvest Squeeze, questa è arricchita con estratti di sedano, broccoli, tè verde, prugna verde e avocado, e promette di lenire e idratare la pelle, esattamente ciò che cercavo quel lunedì.



Ho lasciato agire la maschera per almeno 40 minuti, ed era ancora un po' umida, ma sono stati più che sufficiente per dare tutta l'idratazione che la mia pelle necessitava; inoltre mi sembrava anche un po' più tonica e distesa.
Sì, il siero ha lasciato una leggerissima sensazione di appiccicoso, ma ero ben contento di sopportarla avendo sopperito al bisogno di idratazione che aveva la mia pelle, considerando che quasi non sentivo il bisogno di applicare altri prodotti.
La Daily Harvest Squeeze Fresh Up Mask ha anche un profumo molto tenue, che la rende dal mio punto di vista ancora più valida.

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🏋 20gr
🗺 Made in Corea
⏳  1 maschera monouso
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Mustus Daily Harvest Squeeze Power Up Mask
Elasticity/Refining 



Per il martedì seguente ho scelto una maschera MUSTUS che, dalla descrizione dovrebbe svolgere un po' tutte le funzioni che si possono sperare da un trattamento viso.
"Contiene estratti di pomodoro, mela, fragola, ciliegia e melograno, che idratano, riparano e ridonano elasticità al viso"
La verità è che quella sera dovevo uscire e quindi speravo che la Power Up Mask avesse un effetto estetico caruccio, oltre a sentire un po' bisogno di idratare la pelle.
Anche questa Mustus sheet mask ha un aroma molto delicato e gradevole e sul viso mi è sembrata fresca ma non eccessivamente refrigerante.



Ci son voluti diversi minuti prima che la maschera risultasse vagamente asciutta, ma come dicevo, dopo tre quarti d'ora dovevo uscire e quindi l'ho rimossa.
Anche in questo caso la pelle era leggermente appiccicosa, ma dall'altro lato era ben idratata e così è rimasta per tutta la serata fuori. Inoltre ho notato che era più soda e compatta e i tratti leggermente distesi. Purtroppo questa Daily Harvest Squeeze Mask non mi ha dato nessun effetto illuminante o miglioria estetica quindi son rimasto il solito cesso a pedali.

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Mustus Daily Harvest Squeeze Energy Up Mask
Revitalizing/Energizing



Il mercoledì ho scelto di usare la maschera Energizzante Mustus perché non sentivo strettamente l'esigenza di idratare, né avevo un problema particolare, ma volendo usare queste maschere in tessuto per praticamente una intera settimana ho scelto questa che pensavo potesse darmi una risvegliata alla pelle. La Energy Up Mask contiene nella sua formulazione estratti di carota, patate dolci, zucca, arancia e pompelmo e Mustus le affida una efficacia rivitalizzante e idratante.
Anche qui abbiamo la quasi totale assenza di profumo, almeno secondo il mio naso ma sul viso mi è sembrata un po' più fresca delle altre sebbene sia sempre una percezione per nulla fastidiosa.



Se per quanto riguarda l'idratazione e l'effetto distensivo non ho molto da aggiungere molto rispetto alla Mustus Elasticizzante che avevo usato martedì, ho notato un leggero glow e un tenue miglioramento del colorito generale. Insomma credo che la Daily Harvest Squeeze Energy Up Mask sia riuscita nel suo intento di dare una risvegliata al viso, seppur non manchi anche qui quel lieve tocco appiccicoso che, ripeto, non mi crea fastidio.

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Mustus Daily Harvest Squeeze Tone Up Mask 
Tone up/Brightening 



Anche giovedì non sentivo particolari esigenze né la mia pelle dava segni di cedere al mio esperimento, ma ho pensato sarebbe stato il momento ideale per una maschera illuminante. La Daily Harvest Squeeze Tone Up Mask MUSTUS contiene niacinamide, ingrediente che adoro, ed estratti di mais, yuzu, che sarebbe un frutto giapponese simile al mandarino, di mango, ananas e kiwi, un mix di elementi che dovrebbero illuminare l'incarnato e sconfiggere le macchie.
Fra tutte queste maschere è l'unica in cui sono riuscito a percepire un profumo più distinguibile e mi è sembrato agrumato ma sempre molto delicato. Inoltre mi è risultata sempre fresca sul viso ma a livelli più che sopportabili.



Sono poche le caratteristiche distinguibili di questa maschera viso MUSTUS in tessuto rispetto alle altre: ho riscontrato infatti lo stesso grado (molto buono) di idratazione, mentre forse la sensazione di appiccicoso è un pelo meno palese delle altre. Credo che sia dovuto al fatto che il siero si sia assorbito meglio e più velocemente  Non ho notato un effetti tonificanti o distensivi della pelle, ma la Tone up/Brightening Mask ha dato alla mia pelle una maggiore luminosità ed un bel colorito, quindi direi che ha raggiunto il suo scopo.

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Mustus Daily Harvest Squeeze Clean Up Mask
Purifying/Balance



Arrivato a venerdì la mia pelle era in buono stato, ma al lato del naso si era palesato un brufoletto. Ora era una roba molto piccola, e non lo considererei come un effetto indesiderato dato da tutti questi trattamenti, ma più come un risultato dello stress natalizio. Mi sembrava però il momento ideale per provare questa maschera in tessuto Mustus che dovrebbe riequilibrare e levigare la pelle grazie agli estratti di cavolfiore, cipolla, ravanello, pera e patata. Sì, mi fa ridere sapere di avere un'insalata sulla faccia.



Sinceramente una volta rimossa non saprei dirvi se la Daily Harvest Squeeze Clean Up Mask ha agito, perché la sensazione era identica a quella delle altre maschere: non è esageratamente fresca sulla pelle, resta forse meno appiccicosa delle sorelle, ma nessuna mi ha comunque mai dato fastidio in questo senso quindi non è poi un punto a suo vantaggio. Forse era meno idratante delle altre, ma di poco, e mi è sembrato avesse un effetto quasi schiarente della pelle. Non ho notato però eventuali benefici né sul brufoletto né sui pori o sulla grana, o un particolare effetto matt della pelle. Quindi boh!

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Mustus Daily Harvest Squeeze Lift Up Mask
Lift/Nutrition



Come potrete immaginare alla fine di una settimana di maschere viso più skin care non è che sentissi il bisogno di idratare ancora la mia pelle, ma per dovere di scienza il sabato ho usato l'ultima Daily Harvest Squeeze Mask e toccava alla Lift/Nutrition.
Il nome ci fa già intendere che la sua finalità è nutrire e distendere la pelle, due aspetti a cui non rinuncio mai, per beneficio degli estratti di mirtillo, açai, patate dolci, melanzane e barbabietole.
Io ci ho sentito un lieve profumo di frutti di bosco.



Credo che questa Lift Up Mask sia stata la mia preferita. Quando l'ho tolta avevo la pelle riposata, distesa, con un bel colorito. Inoltre mi sembrava più soda e compatta ma senza effetto tiraggio che non apprezzo. La conseguenza è stata che anche i piccoli segni di espressione sembravano meno evidenti (e, ok, non ho chissà che segni ma la differenza la noto). Non posso dire che la pelle fosse nutrita, ma era ben idratata, come un po' con tutte queste maschere Mustus, e risultava un po' fresca.
La Daily Harvest Squeeze Lift Up Mask ha insomma tutte quelle caratteristiche che ricerco un una maschera viso in tessuto, ma purtroppo anche lei un po' di vischiosità sulla pelle me l'ha lasciata.

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Dopo sei giorni ininterrotti di maschere viso in tessuto, non ho notato reazioni negative sulla mia pelle, almeno con le Daily Harvest Squeeze di Mustus. Tacito che ogni tipo di maschera può dare reazioni diverse, così come magari l'ordine di utilizzo avrebbe potuto fare la differenza. Ho notato però una azione schiarente sulla pelle, come se avessero reso il colorito più omogeneo e uniforme. Non ho visto efficacia sulle mie ancora poche linee sottili, ma sicuramente la pelle è diventata più tonica. In più ho notato una migliore idratazione della pelle in generale: queste maschere Mustus idratano tutte molto bene, ma ho notato che nel corso delle giornate la mia pelle manteneva questa idratazione.



Quindi, seppur con una limitata esperienza, mi sembra che questa maratona di maschere viso ogni giorno possa portare più benefici che problemi. L'unico inconveniente per me è il tempo che richiede: è vero che le aziende consigliano 10/20 minuti di posa per le maschere, ma in questi casi, con molto siero a disposizione da far assorbire, per me la posa minima è 30/40 minuti e non sempre ho tempo e lo sbatti di star lì ad aspettare e di dovermi organizzare per sfruttare il tempo di lasciarle agire mentre faccio altro (che vita impegnata). Però da questa esperienza ho imparato che la mia pelle tollera anche più frequentemente dei trattamenti extra.


Voi ogni quanto fate le maschere viso?






Non vi auguro un felice Natale


La felicità è superata, e non arriva perché è il 25 dicembre, anzi le feste possono essere il polo opposto della felicità, seppellendola nello stress. Ma anche la serenità è superata, a pensarci bene è un po' il posto fisso delle emozioni: ambita e sperata, ma quando arriva, quando prosegue a lungo, ci sotterra di un'altra cosa, ovvero il tedio.
Ogni tanto fa bene uscire dai binari, cambiare strada, stravolgere le tradizioni, abbattere l'abitudine, anche se solo per un giorno, anche solo per Natale.
Per questo non vi auguro un sereno o felice Natale, ma vi auguro che si possa avverare da oggi, tutto quello che davvero, nel vostro profondo desiderate, anche se non avete il coraggio di dirlo a voi stessi o agli altri.

Vi auguro che quella che sembra uvetta nel panettone siano in realtà davvero gocce di cioccolato.
Che sotto l'albero possiate trovare tutti i regali che speravate di ricevere, anche quelli costosi, senza che vi sentiate per forza in dovere di ricambiare.
Che il vostro ragazzo abbia colto i messaggi cifrati, i link mandati "per caso", i meme su WhatsApp e vi abbia proposto di passare le feste da soli, magari in viaggio e soprattutto senza sua madre di mezzo che giudica cosa indossi o come cucini.
Vi auguro di non preoccuparvi se la cugina della cognata di vostra nonna vi chiede "e il/la fidanzatino/a?" ma, in caso, di avere il coraggio di risponderle "sto frequentando Giulio" o Martina, o Francesco, o Esmeralda.

Spero che se e quando vi chiederanno del matrimonio, abbiate il coraggio di dire che non fa per voi, o che non sono fatti loro e che il matrimonio è più superato della felicità.
Che quando domanderanno se avete dei figli in programma, possiate dire apertamente che è la domanda più assurda si possa fare anche a chi sprizza fertilità da tutti i pori.
Spero che questo Natale quando vi daranno la bustarella possiate essere semplicemente contenti e ringraziare, perché non è vero che "non c'era bisogno", visto che hai le rate dell'auto, il mutuo, le visite mediche e l'abbonamento a yoga da pagare.
E quando invece vi regaleranno un maglione color salmone che saprete già non indosserete mai, abbiate la volontà di cambiarlo in negozio e non lasciarlo nell'armadio nell'attesa di impazzire.

Il mio augurio è che non abbiate sensi di colpa qualora decidiate di saltare il pranzo con i parenti, solo perché vi va così. E che possiate evitare di fare auguri a gente di cui poi non ve ne importa molto, se non per umana empatia.
Ma se vi augurano buone feste con il classico "a te e famiglia" spero che più, che incazzarvi, sappiate suggerire un augurio più originale ma altrettanto veloce e sbrigativo, perché a volte il cambiamento deve partire da noi.
Vi auguro di trovare il coraggio di non rispondere a quella chiamata di lavoro "ché tanto ci vogliono solo 15 minuti". Ok, se siete medici però rispondete, ed anche se siete dentisti.
Ma lasciate pure stare gli auguri di quell'ex con cui volete tagliare tutti i ponti, e per cui sentite che non merita ancora il vostro tempo.

Quando hai superato i 15 anni da almeno il doppio del tempo, Natale non è più una festa ma sensazione, che c'è o non c'è, e non importa se qualcosa manca, che sia con gli altri o in solitudine, vi auguro di aver trovato un po' di equilibrio, che da dentro possa passare a fuori, ma che sia solamente vostro, e funzioni a modo suo.
Non vi auguro di essere sereni a Natale, e forse a molti sembrerà una giostra di egoismo, ma quello che spero è che oggi, come domani e i giorni a venire possiate essere voi stessi, come sempre.





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Tutte (davvero tutte!) le novità musicali di questo Natale 2019! 🤶🏻🎼🎅🏻🎄

Un'altra tradizione che ormai rispetto da più di qualche anno è la mia playlist dei nuovi brani di Natale, o meglio, io che blatero su cosa ho apprezzato e cosa invece mi ha inorridito delle nuove uscite annuali in tema feste. Devo dire che quest'anno stavo per saltare, un po' perché mi piace infrangere le tradizioni, per ripeterle con maggiore spirito, un po' perché le ultime uscite sono state per me entusiasmanti come la fila dal macellaio per un vegano. E se non c'è entusiasmo, di che parliamo?
Però essendoci così tanta roba di cui parlare ho deciso di lanciarmi lo stesso.
Nel resto del mondo, quando si parla di album di Natale si muove un vero e proprio business, che viene spremuto a più non posso e che qui in Italia non ha a mio avviso lo stesso impatto. Non ho infatti trovato molti nuovi album natalizi di artisti italiani.
Proprio qualche giorno fa ho scoperto che Paola Iezzi (sì, la sorella di Chiara), ho ripubblicato in versione Deluxe il suo A Merry Little Christmas.


Avevo parlato già un paio di anni fa di questo album, ma nel corso degli anni Paola l'ha ripubblicato, prima in una New Edition, del 2018, quest'anno con appunto la Deluxe version. Di anno in anno ha aggiunto tre brani, ma la mia opinione non cambia: A Merry Little Christmas è un buon album ma che avrei preferito con un po' più di brio, con almeno uno o due brani che dessero allegria, di quelli che ti viene voglia di ballare anche da solo, o che metti mentre decori casa.



A Merry Little Christmas Deluxe Edition di Paola Iezzi è più un disco rilassante, un po' jazz, un po' pop che tieni di sottofondo mentre cucini o hai gente a casa. Inoltre, purtroppo non ha nemmeno un brano in italiano. Sempre meglio comunque l'album di Paola, che lo "special" di Andrea Bocelli.
Il 10 dicembre su Youtube infatti mi è apparso suggerito il video di Return to Love (Christmas Version).



Pensavo che fosse magari un video esclusivamente natalizio, magari una versione con voci angeliche di bambini, ed invece no, è una sorpresa che ha fatto alla moglie. Ora, con tutto il rispetto e l'affetto possibile, ma a noi che cosa ce ne importa Andrea se fai la sonata a tua moglie? E che cosa c'entra con il Natale? Non potevi regalarle un collanone di diamanti o una bella gita in uno chalet? Chiedo.

Il panorama musica italiano si è poco sprecato insomma, a quanto ho visto, mentre oltre oceano è stato un tripudio di rifacimenti e nuovi dischi di Natale.
In tanti hanno pensato bene a prendere gli album che avevano già e gli hanno dato una rinfrescata (un po' come ha fatto Paola Iezzi insomma) per cercare di farlo tornare rilevante. Un esempio è John Legend che ha riproposto l'otto novembre di quest'anno il suo A Legendary Christmas (già parte della mia playlist lo scorso anno) con una Deluxe Edition.


Una operazione inutile a mio avviso, che aggiunge quattro brani, fra cui un duetto con Kelly Clarkson, ma la mia idea dell'album resta la stessa: carino grazie alla voce suadente di John Legend, piacevole come sottofondo, non troppo scontato nella selezione dei brani, ma troppo lungo, specie se come a me dopo un po' vi prende a noia il jazz e il blues. In ogni caso tutti i 18 brani di A Legendary Christmas (Deluxe edition) è disponibile su tutte le piattaforme, in digitale e disco fisico.
Ha decisamente molto più senso il ritorno di colei che ha inventato il Natale: Mariah Carey.
Il suo primo disco a tema intitolato Merry Christmas ha compiuto proprio quest'anno 25 anni e, per quanto Mimi non ami che le si ricordi il tempo che passa, questo è un anniversario da celebrare.
Il primo novembre ha quindi pubblicato Merry Christmas (Deluxe Anniversary Edition).


Un doppio cd che contiene i brani del primo album, alcune live di un concerto di Mariah del 1994 alla St. John the Divine Church, diverse canzoni del suo secondo disco di Natale Merry Christmas II You ed un paio di inediti. Segnalo la sua introlude di Sugar Plum Fairy, brano tratto da Lo Schiaccianoci di Čajkovskij, che Mariah interpreta con solo la sua voce, a dimostrazione che nelle sue corde vocali si nasconde un'intera orchestra. Non provateci a casa.



Ma come vi dicevo, nel resto del mondo il panorama dei brani natalizi è imponente e Mariah non si è accontentata di una nuova edizione del suo album, di interviste su interviste, di apparizioni a vari programmi tv, di collaborazioni con Youtuber ed aziende, ma ha aggiunto anche un nuovo video per il grande classico All I Want For Christmas Is You, più in linea col suo stile attuale, tacco 15 e tutine super aderenti inclusi.



Il risultato? La nuova clip di All I Want For Christmas Is You ha raggiunto 10 milioni di visualizzazioni su Youtube dopo un paio di giorni dalla pubblicazione, e soprattutto la canzone, dopo appunto 25 anni, è tornata in cima alle classifiche, soprattutto al primo posto della Billboard Hot 100, la 19esima numero uno per Mariah Carey, che si avvicina al record dei Beatles che ne contano 27.
E la chiamano musica commerciale.

Sempre a proposito di taglia e cuci, anche il rocker Bryan Adams ha pensato bene di raccogliere in un EP, pubblicato il 15 Novembre ed intitolato semplicemente Christmas, cinque brani fra cui Christmas Time incisa nel 1985, e la nuova Joe and Mary.



Sicuramente nulla a che vedere con le farfalle e lo zucchero filato di Mariah, ma un po' di rock non può mancare in una playlist natalizia che si rispetti, e l'EP è una buona idea regalo per gli amanti del genere e comunque lo trovate disponibile anche su Spotify.

Sempre per quanto riguarda i brani già editi, anche Katy Perry ha pensato di cavalcare l'onda pubblicando il video di Cozy Little Christmas, che lo scorso anno avevo già segnalato nella mia playlist, ma si trattava di una esclusiva per Amazon Music.



Come tutti i video di Katy Perry, anche questo è ovviamente curatissimo, un po' kitsch e ironico, ma per me non basta a rendere la canzone memorabile.
Molto più volentieri ritorno a riascoltare i Pentatonix, gruppo vocale a capella americano, che ormai da anni addobbano le classifiche con qualche album di Natale. Io stesso dal 2015 li inserisco costantemente nelle mie playlist, ma quest'anno, presi dalla noia probabilmente, hanno proposto una compilation di tutti i brani già registrati nel corso della loro carriera.


The Best of Pentatonix Christmas raccoglie ben 19 canzoni ed è uscito lo scorso 20 novembre. Io non le ho riascoltate tutte, perché per me, lo avrete capito, sono un po' troppe per un unico album di Natale, ma amo la loro versione di Hallelujah e Mary, Did You Know?, e credo sia un bel greatest hits da recuperare.

Anche per quanto riguarda gli album e i brani inediti natalizi le novità non mancano, sempre per quanto riguarda l'universo musicale straniero. La prima a lanciarsi nel marasma è stata Idina Menzel, colei che dà la voce ad Elsa di Frozen, che il 18 ottobre (addirittura!) di quest'anno, ha pubblicato il suo secondo album di natale, intitolato Christmas: A Season of Love.


Non credo che abbia avuto grande riscontro di pubblico, ed anche io devo dire che, nonostante lo ritenga un buon disco, non posso dire di averlo propriamente consumato. Ancora una volta 18 brani (si sono messi d'accordo?) fra classici e non, passando per sonorità pop, jazz, soul ed anche un po' gospel, Idina ci ha messo davvero di tutto, e la conseguenza è che risulta troppo. Ho detto 18 canzoni, ma in realtà sono venti, visto che ha unito O Holy Night con Ave Maria e Winter Wonderland con Christmas (Baby Please Come Home).
Follia (natalizia) allo stato brado.



Di Christmas: A Season of Love salvo però ben volentieri il duetto con Ariana Grande, che ho trovato originale, simpatico, e un po' diverso, almeno nel tema, alle solite canzoni a tema, e per una volta si parla della Signora Natale.
Più o meno sulla stessa strada di Idina Menzel si è messa anche Lea Michele, che il 25 Ottobre ha pubblicato il suo primo album di Natale intitolato Christmas in the City.


Il risultato è il più classico dei classici: 11 brani con pezzi della tradizione, con sonorità molto simili a quelle di Idina ed un paio di duetti di rilievo, specie quello con l'attore Darren Criss, per un album che scorre bene, che si lascia ascoltare grazie alla bella voce di Lea Michele, e che probabilmente non passerà alla storia, ma almeno non annoia troppo con lungaggini infinite o strilli fuoriluogo.



A proposito di album che ho apprezzato se presi con le dovute cautele, il 22 Novembre è stato rilasciato The Christmas Present il primo disco natalizio firmato da Robbie Williams.


Un doppio cd, diviso fra Christmas Past e Christmas Future, per un totale di 28 brani per la versione deluxe. Nonostante credo sia uno degli album più attesi per queste festività, ci vuole una certa tempra se non si è fan di Robbie Williams e vi dico che un po' di fatica l'ho fatta, ma almeno si è visto l'impegno dato che buona parte delle canzoni di The Christmas Present sono inediti, e solo alcune sono cover, come ad esempio Christmas (Baby Please Come Home) in featuring proprio con Bryan Adams.



Non è proprio l'album che mi sento di consigliare a chiunque, ripeto ci vuole un po' di pazienza, e un po' strano fa sentire Robbie Williams cimentarsi con lo swing e il soul, ma il risultato non è poi così male, le intenzioni sono buone e poi lo sappiamo che anche i cattivi ragazzi a volte hanno un cuore tenero.



E per concludere questa interminabile P_laylist una carrellata di singoli che non sono collegati a nessun album o progetto più ampio, ma sono stati lanciati giusto perché fa comodo avere uno o due pezzi di natale nel proprio repertorio. Restiamo in Gran Bretagna con le Little Mix che il 22 novembre hanno pubblicato One I've Been Missing.



Sonorità più moderne e R&B per un pezzo caruccio, anche qui non credo che le Little Mix abbiano fatto la storia con una possibile nuova All I Want for Christmas, ma apprezzo l'impegno di un inedito, loro sono belle, brave e giovani, per cui le promuovo.
Sempre dal Regno Unito arriva Ben Adams che insieme alla cantante filippina Morissette Amon hanno inciso This is Christmas.



Nonostante sia un inedito, i livelli di originalità sono al di sotto dei limiti storici, il video è più economico di una recita delle elementari, ma This is Christmas mi mette allegria, la trovo carina, frizzante e poi continuo a pensare che Morissette meriti supporto anche solo per essere una delle poche cantanti femminili valide nell'attuale panorama musicale mondiale fra le nuove reclute.
Insomma una voce che spacca, anche i tergicristalli.
Spostiamoci negli Stati Uniti dove Taylor Swift il 6 dicembre ha pubblicato il video della sua Christmas Tree Farm.



Non so in quale intervista Taylor spiegava che si tratta di un brano autobiografico, e da qui proprio il video con le scene della sua infanzia. Peccato però che per me Christmas Tree Farm sia sul noioso andante, e mi sembra giusto un fan service più che un brano che vuol farsi ricordare.
Provano a dare un po' di vitalità i Jonas Brothers che ormai sono inarrestabili, e questo novembre hanno pubblicato Like It's Christmas.



Credo sia la prima loro canzone natalizia e non mi è affatto dispiaciuta, è proprio uno di quei brani che ti mette voglia di muoverti anche se sei infossato nel divano sotto tre strati di pile.
Sì, questa parte è biografica mia. Anche per i Jonas Brothers nessun album natalizio in vista al momento, ma magari Like It's Christmas batterà la strada per un futuro disco.

Direi che per quest'anno la mia tradizione è stata ampiamente rispettata e adesso avrete brani e brani da ascoltare fino ad almeno il 6 gennaio. Fatemi sapere le vostre preferite o magari cosa state ascoltando al momento.



Quali FILM guardare (e quali evitare) questo Natale su Netflix 📺

Dopo le serie tv, di cui avevo parlato qui, non potevo che tuffarmi fra i film che Netflix ha proposto quest'anno per Natale. In questo caso la scelta che hanno inserito era abbastanza ampia, fra vecchi e nuovi film, ma ho preferito concentrarmi solo sulle novità.
Non potevo perdermi (e non dovreste farlo anche voi) Klaus - I segreti del Natale, l'unico film inedito di animazione che hanno proposto quest'anno.


Una produzione spagnola questa volta con la regia di Sergio Pablos, ma con una storia così tenera e dolce che non vi basteranno tutti gli zuccheri accumulati fra pranzi e cene a non farvi singhiozzare qui e lì. La storia è quella del maldestro Jesper, viziato figlio di una ricca famiglia che si occupa di spedizioni postali. Jesper si è ampiamente adagiato sugli allori e suo padre, per dargli uno scossone, decide di "esiliarlo" a fare il postino nella lontanissima e glaciale isola di Smeerensburg. Serviranno ben 6000 lettere spedite affinché Jesper possa tornare alla sua agiata vita, ma gli abitanti dell'isola sembrano poco propensi ad affettuosi scambi epistolari. Solo grazie a Klaus, fra avventure e disavventure, Jesper troverà il modo di accumulare tutte le lettere necessarie.



Non ci vuole molto a capire che Klaus - I segreti del Natale altro non è che l'ennesima rilettura della "nascita" di Babbo Natale, ma questa volta, oltre che dolce, con quella punta di romanticismo che non manca mai, c'è anche un risvolto comico e quell'accento di azione che rende il film perfetto per tutti, grandi e piccoli.
Ho apprezzato molto la grafica, che pare essere a metà tra la CGI e l'animazione a mano, semplice ma azzeccata alla storia, e stranamente ho apprezzato anche il doppiaggio italiano.


Marco Mengoni dà la voce a Jesper, mentre Klaus è doppiato da Francesco Pannofino, e Ambra Angiolini doppia Alva. Nulla da dire su questi ultimi due ma forse vi ricordate quanto avevo apprezzato il doppiaggio di Mengoni ne "Il Re Leone". Qui invece è perfetto per Jesper, gli dà la giusta ironia e vivacità, ma anche quella sufficienza che il protagonista ha all'inizio del film.
Non mi piace come espressione, la trovo stra-abusata, ma Klaus I segreti del Natale è una di quelle storie che scalda il cuore.

Assolutamente evitabile per quanto mi riguarda (e non è la mia unica opinione perché non l'ho visto da solo) è Let It Snow - Innamorarsi Sotto la Neve.


A Gracetown tutti si stanno preparando per la vigilia di Natale, ma una tempesta di neve renderà le vite dei giovani protagonisti un po' più complicata, essendo già alle prese tra l'altro con le prime cotte, le discussioni fra amici e gli incontri inaspettati. 



Tanto romanticismo, amori giovanili, ma storie fiacche, è così che mi sento di descrivere Let it snow. A quanto pare è un film tratto da un romanzo young adult di John Green, ma secondo me, il pubblico a cui si rivolge è più quello adolescenziale; questo non sarebbe poi un grosso problema se fosse però un film ben fatto. In teoria dovremmo seguire tre diversi filoni narrativi che coinvolgono principalmente tre coppie, ma il problema principale per me è che è tutto così poco approfondito che il coinvolgimento è pari a zero.


I personaggi sono piatti, non hanno modo di dimostrare la benché minima profondità se non quella più banale della stereotipia. Forse è Julie e la sua conoscenza del famosissimo cantante Stuart ad avere la meglio, ma anche lì ci sono così tanti stereotipi che pure la sua storia risulta fredda. Nulla è riuscito a stimolare il mio interesse, tutte le dinamiche sono così telefonate che il distacco dalle vicende è davvero totale. Anche gli amici con cui l'ho visto hanno concordato che il risultato è un completo fiasco e siamo arrivati alla noia, sebbene duri solo un'ora e mezza.
La regia è noiosa e bruttina, i dialoghi banali, i momenti ironici non fanno ridere e quelli di azione sono flosci. Il minimo accenno ad argomenti più articolati, come l'accettazione di sé, viene buttato a caso e non viene sviluppato, ed il cast, con soprattutto la tanto amata Kiernan Shipka, non riesce a risollevare le sorti di Let it snow, che spero finisca nel dimenticatoio.

Per risollevare le sorti di una serata che stava andando male proprio per colpa di Let it snow, abbiamo deciso di vedere Un cavaliere per Natale (The Knight Before Christmas) e devo dire che le cose sono andate leggermente meglio.


Non fraintendetemi, anche la storia di questo film è stereotipata, già vista, può risultare piatta se non entrate un po' nel mood, ma credo che come prodotto natalizio abbia un senso e segue semplicemente le orme di altri film con lo stesso argomento. Credo che l'intento sia stato quello di fare un classico, dando quel sapore fiabesco e quel pizzico di magia che mancano in altri film Netflix di questa ondata, e penso che ci sono più o meno riusciti.



Siamo tutti d'accordo che Un cavaliere per Natale semplicizza forse troppo la storia che vorrebbe raccontare, anche nei suoi risvolti più drammatici. Avrebbero potuto sfruttare di più le difficoltà del viaggio nel tempo, così come ironizzare molto di più sull'approccio di Cole nell'epoca moderna. Riesce comunque a strapparti un sorriso, alcune scene sono buffe, i dialoghi non sono troppo noiosi (sebbene un pelo smielati) e Vanessa Hudgens se la cava più che bene ed ha pure degli outfit molto carini, come un po' tutto il cast non è male, risultando tutti abbastanza credibili nei loro ruoli. Un cavaliere a Natale secondo me resta una piacevole compagnia per una serata natalizia, ancora meglio se avete bambini o ragazzi, perché al contrario di Let in snow non ti fa pesare troppo la sua (comunque breve) durata.

Forse il film esteticamente più bello da vedere è Un safari per Natale (Holiday in the Wild).


Si sprecano anche qui gli stereotipi narrativi: la moglie perfetta che all'improvviso viene lasciata dal ricco marito e cerca di ricostruirsi una vita partendo per un viaggio che si rivelerà ben diverso da come lo aveva programmato. Quindi una struttura generale non così diversa dal solito, ma almeno hanno pensato bene di non proporre le solite situazioni a cui assistiamo quando un personaggio di un certo tipo si trova in un ambiente diverso da quello in cui è abituato.



La Kate Conrad che interpreta Kristin Davis non è la tipica donna snob schizzinosa ed imbranata, ma anzi si lancerà subito nella sua avventura in Zambia dandosi molto da fare. Non assistiamo per fortuna alle classiche scene di lei che lancia i piatti al marito che se la fa con la segretaria, per quanto è certamente una donna ferita. Sarebbe stato bello vederla crescere anche come persona, vedere il suo impegno nel conoscere più dettagli sulle cure da offrire agli elefanti, ma comunque ha una sua evoluzione.
Allo stesso tempo il Derek di  Rob Lowe non è quei classici tipi rudi e ostili, che poi si trasformano in agnellini da una scena all'altra, ma è ovviamente civilizzato come una persona che vive costantemente a contatto con turisti. Lui però purtroppo non mi è sembrato molto approfondito, si poteva far di più.


Anche Un safari per Natale quindi ha un po' tutti i difetti che ho notato in parte anche nelle serie tv che Netflix ha proposto, ma ha pure qualche problemino tecnico in più, come ad esempio il fatto che il figlio vero di Rob Lowe interpreta il figlio di Kate Conrad, con la conseguenza che fa un effetto un po' strano visivamente; o anche il fatto che una scena (breve e poco importante per fortuna) è ripetuta. Inoltre si poteva dare un po' di respiro con un ritmo più serrato, magari dei dialoghi un po' più accesi, come si vede nel trailer.
Ma come dicevo, la bellezza dell'Africa ha la meglio, le scene con gli elefanti sono davvero belle e toccanti, e non mi ha comunque fatto annoiare troppo. Insomma se avete tempo da perdere Holiday in the Wild potrebbe non essere proprio così tremendo.

Invece consiglio di evitare completamente Natale, folle Natale (Holiday Rush), che pensavo sarebbe stata una commedia piacevole e spassosa ed invece si è rivelata davvero una tragedia.


Capisco le buone intenzioni di voler raccontare il rapporto che Rashon "Rush" Williams, un famoso dj radiofonico, ha con i suoi figli più o meno adolescenti e quindi di come le difficoltà economiche dell'uomo che perde improvvisamente il lavoro, lo spingano a creare un nuovo e più aperto dialogo con i figli, ma il modo in cui viene raccontato l'ho trovato triste.



Qual è l'argomento di Natale, folle Natale?
"Avevo molti soldi che ho sperperato viziando i miei figli odiosi e adesso non posso permettermi di mandarli in giro con i vestiti firmati?" Perché per metà film non vediamo altro se non appunto questi ragazzi che si lamentano di non poter avere la grande casa e il pony per regalo.
Il tutto è condito con dialoghi davvero stupidi, banali, ridondanti e sconclusionati. Un esempio che per me è stato il culmine: ad un certo punto il figlio più grande prima dice che non vuol stare nella casa in cui la madre stava male (pare che a Natale se non hai una moglie morta non puoi fare un film), poi se la prende col padre perché se ne sono andati dalla casa in cui la madre stava male.


Non so, forse io non ho capito bene ma Natale folle Natale, che non ha nulla di folle, non mi ha dato buone sensazioni, non mi ha fatto ridere, non mi ha commosso.
Volendo essere particolarmente critici il film sembra quasi dire indirettamente che alla fine comunque i soldi risolvono tutto e che tra l'altro Rush, che non sta educando bene i propri figli "cercando di fare entrambi i genitori", senza l'aiuto della zia e della manager (e dei soldi di entrambe), non avrebbe risolto nulla. In breve, lasciate stare.


Il catalogo Neflix aveva ancora qualche novità, ma diciamo che per questo Natale ho fatto proprio il pieno di film e serie tv, per cui non mi sembrava il caso di andare oltre. Tutto sommato sono soddisfatto perché ero conscio che non avrei avuto a che fare con dei capolavori, ma con dei film che potessero dare un po' di spensieratezza.
Da vedere mi sarebbero rimasti A Cinderella Story: Christmas Wish che però proprio non mi attira, e Un principe per Natale, che quest'anno sarebbe arrivato al terzo capitolo con il Royal Baby. Una kitschata che te la raccomando, insomma.


Avrei avuto piacere a recuperare Qualcuno salvi il Natale che è un film del 2018, ma pare stiano producendo un sequel per il 2020, per cui immagino sarà lui il primo recupero del prossimo anno.

E voi cosa state guardando in queste giornate di festa?



|Beauty Cues|
La mia Hair Care Routine golosa 🍫 | Dr. Organic

Amici golosi questa recensione è una dedica per voi e potrebbe farvi aumentare improvvisamente la salivazione. Ma mettiamo da parte le papille gustative perché i protagonisti non si mangiano ma si usano sui capelli e sono in particolare due prodotti di Dr Organic della linea Cocoa Butter.



Un totale di dieci referenze per questa gamma come sempre rivolta sia alla cura del viso che a quella del corpo, ma ovviamente Dr Organic non ha sfruttato il burro di cacao come ingrediente principale di questa linea solo per l'aroma, ma soprattutto per le sue proprietà cosmetiche di nutrimento, elasticità e per l'azione antiossidante e protettiva che ha sulla pelle.
Secondo me è la linea perfetta da scoprire durante il periodo freddo, ed io stesso, nonostante Dr Organic mi avesse mandato questi prodotti diverso tempo fa, ho preferito aspettare questa stagione che credo sia l'ideale.



Come dicevo io ho avuto modo di provare due prodotti per la cura dei capelli, ma ammetto che tutta la linea mi attira molto, specie i prodotti per il corpo, dopo averne scoperto la profumazione.
Come tutti i prodotti Dr. Organic anche questi non contengono parabeni, petrolati, siliconi e oli minerali.


Dr. Organic Cocoa Butter Shampoo
nutriente, riparativo e rivitalizzante




Ho amato questo shampoo Dr Organic sin dal primo utilizzo e sotto tutti i punti di vista. La consistenza non è la solita gellosa, ma è più una sorta di crema fluida dalla colorazione leggermente perlata.
Dr Organic ovviamente ha scelto di affiancare il burro di cacao con altri ingredienti idratanti e nutrienti come il succo di aloe, la glicerina, gli estratti di cocco e albicocca che hanno capacità nutrienti e anche gli aminoacidi della seta che
 "aiutano a rendere i capelli rinfrescati, rivitalizzati e meravigliosamente radiosi."
Non conoscevo inoltre l'estratto di dattero che pare abbia una azione riparatrice sulla pelle e sia un buon condizionante.
Sulla consistenza devo fare un appunto perché se come me siete abituati ad usare lo shampoo diluito, con questo Cocoa Butter di Dr Organic vi consiglio di shakerare bene il flacone in cui fate la vostra diluizione perché la cremosità del prodotto ha bisogno di un po' di energia per mischiarsi con l'acqua. Non un reale problema, non è nulla di complicato da risolvere e lo avreste notato da voi qualora sceglierete di provarlo.



È uno shampoo che fa subito una bella schiuma cremosa e avvolgente, ma quello è ho amato del prodotto è che su di me è molto delicato sul cuoio capelluto. Saprete ormai se mi seguite che io con la cute al di sotto dei miei capelli ci combatto da sempre, è la zona più sensibile del mio corpo e purtroppo molti shampoo, sebbene abbiano un potere lavante delicato, a volte mi danno fastidio. Questo Shampoo Cocoa Butter non solo non mi ha dato prurito o secchezza, ma lo trovo quasi emolliente sul cuoio capelluto. Non ne perde però il potere lavante: i capelli risultano puliti e leggeri per i miei soliti quattro o cinque giorni.
Mi è piaciuto anche il potere condizionante che ha sulle lunghezze, non me le aggroviglia e tutto sommato le lascia morbide e voluminose.
Lo so, mi sono fissato e lo avrò detto ormai troppe volte, ma la profumazione di questo Shampoo Dr. Organic è semplicemente paradisiaca, mi ricorda proprio un dolce al cioccolato, ma hanno saputo non esagerare con la dolcezza e quindi non mi risulta stucchevole. E soprattutto persiste sui capelli anche una volta asciugati.
Non ho altri termini per dirvi quanto sia promosso questo Cocoa Butter Shampoo, e secondo me se avete capelli da normali a secchi può diventare promosso anche per voi.

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Dr. Organic Cocoa Butter Conditioner
Balsamo ammorbidente, rivitalizzante e nutriente




Sempre in abbinato allo shampoo ho usato il balsamo capelli della stessa linea Dr. Organic, ma in questo caso, sebbene l'azione combinata dei due mi sia molto piaciuta, devo fare qualche specifica in più.
Il Cocoa Butter Conditioner ha una consistenza molto cremosa e abbastanza ferma, a me più che un balsamo ha subito dato l'impressione di una maschera capelli. Tuttavia questa corposità non mi pare che infici la distribuzione del prodotto, che risulta comunque facile e omogenea.
All'interno Dr Organic ha inserito nella formulazione gli stessi elementi ed estratti che troviamo nello shampoo, ma per dare una sferzata di nutrimento in più ha aggiunto anche olio di cocco e di noccioli di albicocca.



Dalla mia esperienza ho capito che questo balsamo capelli Cocoa Butter credo sia nato per sposarsi perfettamente con lo shampoo della linea, andandone a perfezionare il risultato.
Non è un balsamo estremamente districante, anzi è uno di quelli che appena lo si applica sembra sparire nei capelli, ma come vi dicevo allo shampoo su di me non serve poi un conditioner che tolga i nodi perché durante il lavaggio non ne crea particolarmente.
La funzione di questo Conditioner è quella di nutrire ed ammorbidire i capelli, lasciandoli luminosi e secondo me ci riesce. Diciamo però che i miei appunti vengono dall'utilizzo del prodotto con shampoo di altri brand meno condizionanti, dove fa fatica a ribilanciare la situazione e a regalare la stessa morbidezza. Questo mi fa capire che se lo usate con un altro detergente potrebbe non soddisfarvi sufficientemente, specie se avete capelli molto secchi e danneggiati o molto propensi ad annodarsi.
Una volta che si va a sciacquar via questo balsamo capelli è come se riapparisse ma si rimuove con estrema facilità. Anche in questo caso la profumazione di cioccolato è semplicemente fantastica, coccolosa e persistente.


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Quello che ho apprezzato di questa combo Cocoa Butter Dr Organic è che insieme funzionano davvero benissimo su di me: riescono ad ammorbidire i capelli, a lasciarli luminosi, ma senza togliere di volume e di corpo ai capelli, con la conseguenza che anche la piega ha una tenuta migliore e non risultano magari afflosciati o appesantiti. Lo shampoo per me è uno dei migliori provati quest'anno mentre il balsamo, nonostante alcuni appunti, credo dia quel contributo di idratazione ma con leggerezza di cui i miei capelli hanno bisogno.

Cosa avete provato di questa gamma Dr. Organic? Vi piacciono questi profumi golosi?



Quali SERIE TV guardare (e quali evitare) questo Natale su Netflix 📺

Quest'anno, credo più che di altre volte, Netflix ha addobbato il proprio catalogo di parecchie novità per tenerci compagnia durante le feste di Natale. Non solo film, ma anche serie tv inedite che già verso Ottobre sono apparse sulla piattaforma.



Non amo troppo le storie che girano esclusivamente intorno al Natale o ambientate soltanto durante questo periodo perché preferisco che le festività vengono inserite in maniera più organica all'interno di una narrazione più ampia. Però in questo periodo non avevo molta voglia di metter mano alle serie tv che vorrei iniziare, e soprattutto avevo voglia di qualcosa di leggero che potesse tenermi compagnia in queste serate. Così ho pensato di unire l'utile al dilettevole e creare un piccolo vademecum con cosa potrebbe essere piacevole guardare e cosa invece sia meglio evitare su Netflix fra le novità di questo Natale.

Mi ha stupito che proponessero anche serie tv e sono state quelle che mi hanno incuriosito di più. Ho iniziato proprio con Natale con uno sconosciuto (Home for Christmas) e secondo me merita più di una chance.


Una produzione norvegese in sei puntate da 30 minuti circa che si snocciolano una dopo l'altra in assoluta leggerezza ma senza troppa stupidità. La protagonista, Johanne è una giovane donna, in gamba, carina, spigliata, fa l'infermiera ma ha una vita relazionale poco eccitante. La storia col suo ex fidanzato è finita da tempo, ma lei non si decide ad andare oltre e trovare un nuovo compagno.
A quanto pare anche in Norvegia quando arriva Natale, i parenti fanno domande imbarazzanti e ti mettono a disagio, e così Johanne si troverà a dover raccontare una bugia, ovvero che ha un nuovo ragazzo. Peccato però che nella sua vita non ci sia nessuno e quindi avrà solo 24 giorni per trovare un fidanzato.



Ero un po' prevenuto, credevo sarebbe stata una serie banale con un incipit già visto, ma mi sono ricreduto. Natale con uno sconosciuto è una miniserie sicuramente leggera ma dà dei buoni spunti di riflessione, fa sorridere, e non è del tutto scontata. Il personaggio di Johanne ad esempio non è la tipica ragazza impacciata e maldestra che in genere propongono in questo tipo di storie, ma è una giovane donna dei nostri tempi, è romantica ma non smielata, è propositiva, è intelligente, oltre che bella, è aperta a nuove esperienze, sessualmente libera e non ha pregiudizi, e la ricerca del suo prossimo compagno non è poi così inverosimile o strana o così edulcorata da sembrare assurda.


Non tutte le vicende sono così accattivanti ed originali, è vero, ma ho apprezzato il modo fresco (non solo per le temperature norvegesi) e divertente con cui vengono raccontate, così come ho apprezzato i vari twist narrativi che arrivano di volta in volta. E poi credo che che Natale con uno sconosciuto voglia lasciare un bel messaggio: avere una storia d'amore è bello ma non è totalizzante ed anche le coppie che sembrano più solide possono poi rivelare i loro scheletri nell'armadio e le loro debolezze.
Qui vi parlo della seconda stagione di Home for Christmas.

Ho avuto bisogno di un po' di tempo per apprezzare Buon quel che vi pare (Merry Happy Whatever), disponibile dal 28 Novembre, che, sebbene non sia un prodotto adatto a me, ne capisco il senso.


Buon quel che vi pare è a tutti gli effetti una classica sit-com vecchia maniera, con le risate registrate messe a caso che fanno tanto roba trash da Italia Uno, ma diciamo che una volta superato il primo impatto credo che possa tenere compagnia e magari strappare qualche risata (reale). Non sapevo nulla di ciò che avrebbe raccontato, mi aveva attirato il fatto che ci fosse Dennis Quaid e Ashley Tisdale, ed anche in questo caso non posso dire sia la storia più originale mai vista, ed a tratti è un po' demenziale, ma è una serie tv carina.



Don Quinn è il classico padre padrone un po' orso, e piange ancora la morte della moglie, tuttavia a rallegrare le sue feste ci pensa l'arrivo di sua figlia Emmy che, trasferitasi a Los Angeles, ritorna a Philadelphia per passare il Natale insieme a tutta la famiglia. Peccato che con Emmy ci sia anche il suo nuovo fidanzato Matt, che proprio non sta simpatico a Don. Sarà difficile per Matt farsi accettare dalla affiatata famiglia Quinn, specie durante il periodo stressante delle feste, ma avrà il supporto degli "acquisiti atterriti" (in inglese suona meglio chiamandosi "outlaw" ovvero fuorilegge), i parenti acquisiti che si fanno sostegno fra loro per riuscire nell'impresa di compiacere Don.

Immagine correlata

Buon quel che vi pare non è la serie tv imperdibile, ma è facile da digerire, i dialoghi hanno la meglio, anche se non sempre sono brillanti come vorrebbero, ma son sicuro di aver visto di peggio e per le serate di noia durante le feste credo possa svolgere bene il suo compito grazie alla sua leggerezza. Pare che non ci sarà una vera e propria seconda stagione, ma potrebbero portare avanti la serie come se fosse antologica, quindi potremo forse rivedere la famiglia Quinn (e acquisiti) durante altre festività.

Non mi ha del tutto convinto la miniserie spagnola in tre episodi dal titolo Tre Giorni di Natale (Días de Navidad).


Fra quelle proposte nel catalogo Netflix è forse quella più originale, matura e cupa, che capovolge un po' la visione troppo dolce e sviolinante del Natale, però Tre giorni di Natale ha diversi problemi.
La storia è quella di tre sorelle Esther, Maria e Adela, che proprio nel giorno di Natale si ritroveranno ad affrontare i drammi e i misteri che la loro famiglia nasconde. 
Ci muoviamo su tre fasce temporali che vedrà le protagoniste durante l'adolescenza, l'età adulta e la vecchiaia, da quando cioè conosceranno quella che diventerà la quarta sorella, Valentina, fino a quando molti dei loro segreti verranno svelati per tentare di mettere pace finalmente alle loro vite.



Vi accennavo al fatto che Días de Navidad potrebbe avere le carte in regola per essere una miniserie ottima, ma purtroppo soffre la brevità delle sue tre ore totali di durata, con la conseguenza che a tratti le circostanze vengono mostrate in modo un po' raffazzonato, e l'impressione costante è che ci sia tanto di non detto, che certe reazioni ed intrecci siano un po' troppo criptici per essere completamente capiti ed arrivare.
Anche la coralità a cui credo ambiscano ne risente, e i personaggi di Tre giorni di Natale sembra che manchino di alcuni pezzi, specie quelli secondari.

Tre giorni di Natale: recensione della serie natalizia di Netflix

Un impianto di questo tipo, una storia così seria, avrebbe avuto bisogno di una gestione dei tempi e delle dinamiche diversa, magari di una puntata in più o di accelerare qui e lì. Solo con l'ultima puntata ho fatto un po' pace con Tre giorni di Natale, ho sentito maggiore coinvolgimento emotivo, però è stato un po' tardi. Essendo composta di soli tre episodi potreste darle una chance con la consapevolezza che al massimo non perderete chissà quanto tempo e magari finirà anche per piacervi più di quanto sia successo a me.

Fra le serie tv Netflix ho evitato la miniserie tedesca sempre in tre puntate intitolata Segreti nel tempo. Non c'è un motivo effettivo, se non il fatto che in parte mi sembrava toccasse le stesse tematiche di Días de Navidad, quindi non volevo chiudermi troppo in questo tipo di storie, in parte per questioni puramente di tempo.
Se volete scoprire quali film recuperare questo Natale su Netflix potete cliccare qui!

Avete visto queste tre serie tv? Le recupererete? E Segreti nel tempo secondo voi merita una chance?









Venus Pro Retinol Concentrato Riparatore: tutto quello che dovete sapere prima di comprarlo!

Sono molto contento che la scorsa volta abbiate apprezzato la mia recensione dei sieri viso concentrati di Venus, e sinceramente non credevo potessero suscitare così tanto interesse. Tuttavia già quella volta mancava un pezzo di questa gamma che, nonostante sia l'ultimo arrivato, stavo già utilizzando; ho preferito però dare un po' più tempo al nuovo Pro Retinol Concentrato Riparatore Notte di Venus Lab.

siero retinolo venus opinioni

Lo so che sono io che mi fisso, ma non ho capito perché questo siero viso faccia parte di una sorta di linea definita Lab, e gli altri no, ma questi sono dettagli che forse solo Elena Giraudi può spiegarmi.
Comunque già il nome ci fa capire che si tratta di un concentrato attivo a base di retinolo, ovvero vitamina A. E come capita sempre in questi casi devo auto-citare un mio lungo approfondimento che trovate qui, in cui non solo spiego le proprietà del retinolo, come funziona e in che forme è disponibile nei cosmetici, ma soprattutto ho cercato di sottolineare come mai io voglio che sia un ingrediente sempre presente nella mia cosmesi, specie da quando ho superato i 28 anni.
In particolare nel Pro Retinol Concentrato Riparatore la forma che Venus ha scelto è quella del retinyl palmitate, che nella scala dei retinoidi è la forma più debole, che necessita di ben quattro conversioni prima di diventare acido retinoico.
Pare che il retinyl palmitate abbia una azione antiossidante, ma è stato un ingrediente controverso (specie per la EWG) per il suo uso nei solari e quindi a contatto con i raggi UV.
Venus non specifica le percentuali, ma facendosi due calcoli il 90mg sulla confezione dovrebbe corrispondere a circa lo 0.3% di retinolo.

siero retinolo venus recensioni

Vi avevo già accennato nella scorsa recensione al fatto che secondo me Venus ha volutamente creato questa linea di concentrati puri affinché potesse essere usata da un vasto range di consumatori riducendo al minimo il rischio di irritazioni e problemi di sorta. Non credo sia un caso che infatti questo Pro Retinol abbia una formulazione a base oleosa con olio di semi di girasole e altri emollienti nell'INCI per rendere il prodotto ancora più delicato ed avere un minore impatto sulla pelle. Inoltre negli ingredienti sono assenti coloranti, petrolati e profumo.
Anche per quanto riguarda l'uso mi pare di capire che Venus abbia voluto prevenire qualunque inconveniente tant'è che l'azienda suggerisce un modo d'utilizzo a mio avviso un po' troppo precauzionale:
"Come trattamento urto prevedere, 2-3 volte all'anno, cicli della durata di un mese. Il dosaggio potrà essere progressivamente aumentato fino a 4-5 gocce. Utilizzare sempre la sera"
Sull'uso esclusivamente serale siamo tutti d'accordo, ma sul farne dei cicli mi sembra una precauzione troppo stretta. Sappiamo che qualunque forma di retinolo non dà risultati dal giorno alla notte (o meglio, in questo caso, viceversa), ma è un processo che richiede tempo e costanza, un investimento; il retinyl palmitate inoltre essendo la forma più debole, perde di potenza nel corso delle conversioni, per cui si allungano di parecchio i tempi per vedere un risultato effettivo.

Venus Pro Retinol Concentrato Riparatore

Quanto appunto ai risultati Venus non si discosta molto dalle promesse che in genere leggiamo sui prodotti con retinolo:
"Stimola il rinnovamento cellulare
Accelera la riparazione notturna della pelle
Uniforma l'incarnato e attenua le macchie scure
Illumina e perfeziona il viso"
Io personalmente l'ho usato costantemente tutte le sere per circa tre mesi e non ho notato effetti collaterali, irritazioni o secchezza. L'ho applicato come fosse un olio qualsiasi, ultimo step della mia routine dopo aver magari fatto assorbire per bene un siero viso idratante.
La consistenza oleosa del Concentrato Riparatore Notte è molto leggera e piacevole, la trovo nutriente senza però essere pesante o troppo occlusiva, già dopo un paio di minuti la mia pelle la assorbe del tutto e lascia il viso morbido ed elastico. Credo che una pelle grassa possa non amare troppo questa consistenza, ma credo anche che, essendo un prodotto che va usato solo la notte e durante il periodo freddo, non sia poi un inconveniente così insormontabile una eventuale minima lucidità.

recensione Venus Pro Retinol

Il Concentrato Riparatore Venus secondo me è un prodotto davvero delicato, perfetto per chi sta iniziando ad usare questo ingrediente nella propria skin care routine, direi ancora più ideale per pelli sensibili, del Retinol 0.2% in Squalane di The Ordinary per fare un confronto con un prodotto che forse conoscete già.
A volte mi rendo conto che parlo come se fossi un esperto, ma anche io sono ancora agli inizi del mio percorso col retinolo, ed utilizzo ancora prodotti con percentuali basse perché non voglio affrettare i tempi né voglio scatenare irritazioni più o meno palesi che finiscono per sensibilizzare la pelle. Credo però che il Pro Retinol Repair sia un po' troppo "delicato" per me, e per questo non mi ha dato risultati così evidenti se non un vago effetto illuminante.
Diciamo che per me è stato l'olio nutriente per il viso da usare la sera durante la stagione per nutrire la pelle, più che un trattamento specifico appunto al retinolo.

Venus Pro Retinol Concentrato Siero

Devo dire che ero in parte conscio quando l'ho acquistato che non sarebbe stato il passo in avanti che avrei potuto fare, ma più il passo indietro che non era necessario, ma la curiosità ha superato la logica.
Il Concentrato Riparatore Notte è comunque un prodotto gradevole che va più che bene come entry level e che non ha secondo me alcun particolare contro se non l'essere composto una formulazione semplice e delicata, che si inserisce facilmente in un regime per la cura della pelle già collaudato. Credo sia importante tenere a mente al momento dell'acquisto tutto questo e non aspettarsi risultati sconvolgenti già dal primo utilizzo.
Spero che Venus (o Venus Lab) decida di fare una linea più avanzata di questi Concentrati attivi così da soddisfare una fetta di pubblico più avvezzo alla skin care strong e così da dar proseguo ad una linea che è perfetta per il pubblico a cui si rivolge.


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