Nuove generazioni

Ogni tanto faccio pensieri "da vecchio". Di quelli che da adolescente pensi non farai mai, o meglio, speri che non farai mai.
Superati i 25 anni, ti pare che tutta una discesa verso i trenta, e la strada è un vetro bagnato, e tu sei completamente intriso di sapone e non puoi fare a meno di scivolare giù, giù e giù.
Non devo dirvi io che 30 anni non sono così tanti, anzi, ma quando ne hai 18 o, peggio, 16, ti sembra che debba ancora trascorrere una vita.
E poi arrivano, e più che bussare alla porta, la buttano giù con un soffio, come il lupo nella fiaba dei tre porcellini.

E quando arrivano, o per lo meno, sono così vicini da sentirne l'odore, inizi a pensare a cose che prima non sfioravano nemmeno il tuo subconscio.
Non che sia mai stato un cretino scapestrato che andava avanti come uno scalmanato, senza pensare alle conseguenze. Anzi, ho sempre pensato fin troppo. Ma arrivi ad un certo punto che cambi un  po' pelle, inizi a pensare al tuo futuro in maniera più concreta.
Un po' ci sei costretto a prendere certe decisioni, un po' ne senti il bisogno. 
Un po' devi, un po' vuoi crederci.
I soldi, il lavoro, l'amore, la famiglia, la casa, fino al fondo pensione, e a quel punto sì che ti senti vecchio anche se hai ancora una vita davanti.
Ma non bastano i pensieri che ti crei e quelli che ti impongono. Ci sono pure loro a sbatterti in faccia il fatto che sei cambiato, o meglio che tu non sei come loro, non lo sei mai stato.
Ci chiamano tutti Millennials, noi nati fra il 1980 e il 2000. 
La Generazione Y che ha preso il testimone dalla Generazione X. Ma fra chi è nato negli anni '80 e chi invece è nato nel 2000, c'è un abisso.
Lì osservavo qualche tempo fa, questi del 2000
Era un sabato pomeriggio in un centro città che nel giro di mezz'ora dal mio arrivo si è popolato di strane creature diverse ma con fattezze simili. Stesso abbigliamento, un po' strappato, un po' laminato, un po' colorato, un po' troppo stretto per alcuni. Con dei jeans sdruciti che non toccano mai la caviglia, e dei crop top che salutano l'ombelico da troppo lontano. 
Stesso atteggiamento, fra lo sciallo e il narcotrafficante portoricano. 
Branchi di ragazzini fra i 13 e 16 anni, stranamente non chiassosi ma ronzanti come sciami di api. 
Mi ci è voluto un po' per capire come mai non facessero baccano, ma poi l'illuminazione: erano tutti attaccati allo smartphone a spettegolare sulla homepage di Facebook ed Instagram. Gruppi di ragazzini che si erano incontrati, non per chiacchierare, ma per chiacchierare degli altri.
A sorprendermi però non è tanto la differenza di look fra noi adolescenti classe '89 e loro nati quando già avevamo smesso di fare il rapporto lira/euro; non è l'ormai noto annacquamento di certi valori, certi modi di fare, non è il fatto che le versioni di latino se le cercano su internet o gli esami di stato li fanno tramite Twitter. A sorprendermi di queste nuove generazioni è la malleabilità, la non capacità di andare contro le mode, contro gli altri. Il non sapersi distinguere da una massa troppo compatta, forse perché ad accorciarsi non sono solo le maglie, ma anche il senso critico
Magari parlano tanto di resilienza, ne scrivono grandi status sui social, i nuovi adolescenti, ed è una cosa bellissima, ma parlassero anche di resistenza.
Resistere a seguire gli altri. 
Anche noi avevamo le nostre mode, ma almeno strisciava più o meno sotterranea la voglia di sentirsi unici e diversi, di trovare la nostra personalità anche tramite lo stile che ci faceva sentire più a nostro agio. 
Insomma, vederli così ammassati mi ha un po' scoraggiato, più che rattristato. 

Qualche sera fa tornavo a casa, con la mia auto. Non correvo, non lo faccio in genere, a meno che non sia possibile o necessario. Li ho visti da lontano, due ragazzetti che stavano attraversano la strada. 
Entrambi mi hanno visto, guardando che qualcuno non li tirasse giù. Però gliel'ho letta in faccia l'aria di sfida con cui uno dei due compari, dopo un attimo di indugio, ha deciso di attraversare lo stesso, pur vedendomi avanzare non troppo lentamente da non troppo lontano. 
Ovviamente sono  riuscito a schivarlo, ma cosa sarebbe successo se l'altro l'avesse seguito?
Non voglio pensarlo, ma voglio ringraziarti caro ragazzo che sei rimasto fermo, guardando il tuo amico con un "cazzo fai?!" stampato sulla faccia; e voglio ringraziarti non solo perché non aver attraversato non ha scatenato tanti possibili drammi, ma soprattutto per avermi dato ancora un po' di speranza verso le nuove generazioni. 
Non so se sia stato il senso di sopravvivenza, il caso o quel che vi pare, ma io voglio credere tu abbia resistito, caro ragazzo dai capelli un po' spettinati. 
Resta così.






28 commenti:

E tu cosa ne pensi?

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  1. Io penso sempre che guardando alla "massa", di qualunque tipo sia, ci sia sempre di che scoraggiarsi. Ho notato, personalmente, che conoscendo le persone a tu per tu ti danno qualcosa in più che fa ricredere a certi giudizi che prima pensavi.
    Poi che dire, molto di quel che scrivi lo condivido e lo penso pure io. Ma immagino anche che ogni generazione abbia pensato "male" di quella precedente. :)

    CervelloBacato

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    1. Non sono del tutto sfavorevole alle masse, o meglio, ne facciamo tutti parte. Ovviamente, in mezzo ci vanno a finire anche quei componenti che, come dici tu, magari se ne discostano, pur finendoci, ma capisci pure che non posso conoscere miliardi di adolescenti XD
      Mi baso appunto sulla mia recente esperienza.

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  2. Io dico sempre che se fossi adolescente oggi non sopravviverei. Sembrano anche a me discorsi da "nonna" ma sono seriamente convinta che c'è stato e ci sarà ancora un continuo peggioramento delle generazioni.

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    1. Nemmeno io sopravviverei, un po' sopraffatto, un po' abbandonato a me stesso.

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  3. Innanzi tutto, purtroppo il pensare molto viene visto dalla nostra società come sinonimo di ragionevolezza e maturità. Devi leggere Un nuovo mondo di Eckhart Tolle il prima possibile! :D a me ha cambiato la vita!
    Per il resto, trascurerei i ragazzi che hanno attraversato la strada perché tanto quanto significativi, ma quel pomeriggio in centro città passando tra i ragazzetti mi sono rattristata perché ho percepito anch'io tanta omologazione, ma d'altronde abbiamo visto un solo centro città (e aggiungerei d'Italia), ho ancora qualche speranza di aver avuto un'impressione un po' più estrema di ciò che è la realtà. Ci sarebbe da fare delle interviste, le facciamo? :D

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    1. Vero, dovremmo fare interviste e sondaggi per capire anche cosa pensa la gente!!

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    2. Io le farei anche ai ragazzetti, giusto per testare le loro menti xD

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    3. Ho paura però che ci picchino XD

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  4. Io sono stata malissimo con i miei coetanei e lo sono tutt'oggi. Ne ho 26 di anni e quei pochi che dieci anni fa non seguivano la massa come me oggi sono spariti e a dirla tutta mi sento un po' sola a condividere il quotidiano con ragazze che per il compleanno si fanno regalare trattamenti strambi per combattere il poco grasso che hanno in più, mentre io sarei la donna più felice della terra con un buono libri. Oppure quando ero "piccola" e giravo settimane intere per trovare una borsa con le borchie e invece adesso ogni genere è la massa, trovato a poco prezzo nel mercato di turno, e tanti stili, oggi, perdono di significato. Oggi si gioca a fare lo sfigato con gli occhiali, e potrebbe pure essere un modo originale per esorcizzare certe minoranze, ma siamo ben lontani, purtroppo, da certi meccanismi che mi piacerebbe vedere, come l'accettazione del prossimo per quello che è, senza pregiudizi. Questa è l'unica speranza che avevo nelle nuove generazioni ma temo che la storia si stia ripetendo ancora e il rispetto per il prossimo è ancora un sogno lontano, purtroppo. Forse sono andata un po' fuori tema, perdonami, mi sono lasciata andare a una riflessione forse un po' scontata. Baci :)

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    1. In realtà non c'è un tema e la tua riflessione mi è piaciuta!
      Ed in parte tra l'altro l'hai centrato quando parli di pregiudizi non ancora abbattuti. :)

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  5. E' un tratto caratteristico di ogni generazione pensare che le successive siano peggiori della propria. Mi chiedo se sia sempre così o se ci facciamo solo condizionare da come siamo stati educati noi o da come ragioniamo.

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    1. In realtà prima dei ragazzi dei 2000 ci sono i ragazzi degli anni '90, con cui noto già delle differenze ma non così "drammatiche".

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  6. Questa nuova generazione è un po' strana, però anche noi lo sembravamo agli occhi dei più vecchi.
    E' solo che ora i "vecchi" siamo diventati noi... :) anzi :(

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    1. NON.DITE.QUELLA.PAROLA.
      (sono over 40,capitemi XD)

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    2. A parte che non dimostri la tua età, a 40 anni non si è vecchi :D

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    3. Se si è uomini no!Per la donna dopo i 40 è un piano inclinato e saponato verso la vecchiezza.Che non è ancora arrivata ma si avvicina a falcate che manco Usain Bolt XD XD XD

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    4. ahahaha ma secondo me è una credenza comune. Uomo o donna puoi arrivare ai 40 benino o malino ;)

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  7. Consolati pensando che noi (io sono nata nell'86 quindi abbiamo più o meno la stessa età) facevamo lo stesso effetto a quelli che oggi hanno 40 anni :)

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    1. Non sono del tutto convinto eh. Considera che molti quarantenni sono anche "peggio" delle nuove generazioni del 2000... ;)

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  8. Quando io ero al liceo, nell'ottocento, sentivo gli "adulti" dire che la nostra generazione faceva schifo, che eravamo senza valori e non avevamo ambizioni. Ora che sono dall'altra parte della barricata, penso lo stesso delle nuove generazioni che onestamente, rispetto alla mia, fanno realmente pena perché almeno noi un giornale lo aprivamo, io anche prima di decidere di diventare giornalista. Detto ciò, ho paura per il futuro perché sarà sempre peggio, io spero realmente che la nuova classe di docenti migliori perché uno dei punti cardine della nostra società è la scuola e attualmente, trovo faccia ben poco per stimolare gli studenti che anzi, troppo spesso vedo lasciati allo stato brado.

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    1. Hai ragione per quanto riguarda la scuola, dove poi passiamo molto tempo della nostra vita, quindi è anche dove impariamo molte cose.
      E anche io penso che, nonostante come molti dicono, le vecchie generazioni vedono sempre male le nuove, secondo me il peggioramento è generalmente oggettivo...

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  9. Le generazioni di oggi sono davvero cambiate, i bambini già a 5 anni sanno usare benissimo Ipad e telefoni dei genitori, a 11 anni già tornano a casa la sera tardi e io a 11 anni uscivo il pomeriggio per comprare il "cioè" ahahah per il discorso riguardo la crisi dell'età ti capisco perchè io ho 23 anni ma mi sembra che dai 18 il tempo sia volato.
    Comunque mi sono iscritta tra i tuoi follower, mi farebbe piacere averti tra i miei!
    xx
    Sabrina

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    1. Benvenuta :D

      Ahahah e pensa quando arriverai a 25! Donna avvisata ;)

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  10. Vero è che anche noi sembravamo abbastanza "omologati" a gli occhi di chi è/era più grande di noi, ma c'è da dire che oggi come oggi l'omologazione è ben maggiore!
    La volta scorsa, per esempio, sull'autobus ho beccato sei ragazzini di circa 15 anni tutti (e sottolineo TUTTI) vestiti nella stessa identica maniera!
    Maglia asimmetrica con scollo a V, jeans stretto con risvoltino, capelli irti come istrici e quelle orribili scarpe rosso fuoco che van di moda.
    Ero quasi convinta che, magari, fossero un gruppo di ballerini in trasferta per un saggio! Invece no, avevano solo fatto calia -.-
    Cioè, capisco che magari un determinato vestiario o oggetto possa piacere a tanti, ma addirittura vestirsi tutti uguali è assurdo! Ai miei tempi al massimo lo si faceva il sabato sera con l'amica del cuore, ma mica con l'intera classe!

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    1. Non solo l'omologazione, ma sembrano anche più spenti, più vuoti, non so bene come dire. Ovviamente non sono così tutti, per fortuna, ma son rimasto un po' colpito da questa cosa.

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  11. Ciao Pier. Ti seguo sempre silente, mi piace leggerti, ma non ho mai commentato. Oggi, però mi è venuta la pelle d'oca alla fine del post e mi son decisa.
    Concordo in toto. Io ho compiuto la settimana scorsa i 27 e già dallo scorso anno non faccio altro che pensare al futuro, al lavoro, quando riuscirò ad andar via di casa. Già è scoraggiante tutto questo, quando poi mi trovo ad osservare le nuove generazioni mi viene il pensiero "dove stiamo andando?!". Suona brutto, io ricordo che i miei genitori lo dicevano della nostra generazione e trovarmi a pensarci io, che non ho manco 30 anni mi fa ancora più strano. A me la cosa che più lascia perplessa di questa nuova generazione è il fatto che sembrano tanti adulti in miniatura, ma poi a cose fatte sono una massa di gente uguale, incapace di confrontarsi in maniera civile, ma capace di fare i forti dietro una tastiera. Per certi versi alcuni mi sembrano anche un po' rimbambiti. Ti faccio un esempio: tu hai trovato quello che ha attraversato sfidandoti, io quelli che attraversavano perché incollati allo smartphone. Nell'ultimo anno mi sono ritrovata a lavorare con adolescenti tra scuola e università e fortunatamente ti posso dire, non sono tutti uguali, anche se ormai a distinguersi è veramente una percentuale molto bassa...

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    1. Ciao I.!!
      Mi fa molto piacere tu ti sia palesata :) A colpirmi del tuo messaggio è stato quando hai detto che sembrano adulti in miniatura. è verissimo!! A 13 anni sembrano vestiti da 20enni, però allo stesso tempo sono mezze zucche vuote (come forse è giusto che sia per dei ragazzetti). Boh, generazioni strane...
      Buona serata :)

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